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Presidio in solidarietà con Chucky

11-Nov-11
ORE 15 PRESIDIO DAVANTI AL CARCERE, ORE 17 ASSEMBLEA PUBBLICA IN PIAZZA G.B. VICO CONTRO LA CRISI
Di Paolo Micomonaco in Chucky libero · Modifica documento
RIVOLTA IL DEBITO: SIAMO IN PIAZZA ANCHE PER TE!

Giorno dopo giorno la crisi economico- finanziaria si manifesta in tutta la sua drammaticità. La tragedia non è data ormai più solo da questo o quel Governo.
Si è capito da tempo che soprattutto nei paesi europei tanto la destra quanto la pseudo-sinistra si sono completamente allineate, ormai da anni, all’impostazione liberista e capitalistica, e di fronte al dramma che attualmente si sta consumando è evidente che nessun altra soluzione possano trovare se non quella di far ricadere il peso della crisi sui ceti meno abbienti e sui lavoratori dipendenti. La Banca Centrale Europea si permette il lusso di imporre a tutti gli Stati le sue ricette in campo economico e sociale: la Grecia che viene completamente commissariata; la Spagna sottoposta ad amministrazione controllata; Francia e Germania sono anche esse nei guai, ma è bene che ciò non si sappia.
E in Italia?
La soluzione naturalmente è stata già trovata:
tagliare le spese inutili. Quali? Istruzione, sanità, assistenza, tutela dei disabili, trasporti pubblici e cultura;
riforma del mercato del lavoro, il che vuol dire una maggiore facilità nei licenziamenti, perché si sa che attraverso una misura di tal genere si favorisce la crescita (ah ah ah);
favorire l’occupazione giovanile aumentando l’età pensionabile ed eliminando la pensione di anzianità poiché ovviamente costituisce un grave onere per il bilancio dello Stato (ih ih ih).

Qualcuno ha forse pensato alla riduzione delle spese per gli armamenti? Naturalmente no! Visto che siamo parte della NATO e non possiamo sottrarci ai nostri obblighi internazionali.
Si è forse pensato ad una riforma fiscale seria che faccia ricadere il maggiore carico tributario sui ceti abbienti? Non sia mai detto! Toglierebbe ogni stimolo alla concorrenza e rappresenterebbe una grave offesa al Sacro Diritto di Proprietà.
E l’eliminazione del finanziamento pubblico all’istruzione privata? Non è possibile, ovviamente! Verrebbe offesa la sensibilità del Vaticano, dell’Opus Dei, della Compagnia delle Opere e, perché no, di Confindustria.
Come si può notare, se non ti trattasse di una situazione tragica, si potrebbe tranquillamente parlare di una realtà comica. Perché le argomentazioni fornite dalle maggiori forze politiche ufficiali sono certamente sconcertanti, ma spesso anche ridicole.
A tutto questo occorre aggiungere il fatto che il potere costituito non trova di meglio da fare se non aggravare ulteriormente le misure repressive nei confronti di chi osa mettere in discussione gli assurdi principi sui quali il sistema si regge.
CONTESTARE, OGGI, VUOL DIRE ESSERE TERRORISTA E VIOLENTO, E DUNQUE MERITEVOLE DI MISURE DETENTIVE.
Lo vediamo nel caso di Leonardo Vecchiolla, che dovrà restare in carcere per chissà quanto tempo ancora, senza nemmeno sapere se subirà o meno un processo. Per non parlare delle oscene proposte che alcuni esponenti politici hanno avanzato e che mirano a reintrodurre la legge Reale, che in realtà non è mai stata abrogata.
È evidente che ci troviamo di fronte ad una situazione estremamente grave, rispetto alla quale occorre una azione forte e decisa.
Per tali ragioni l’APC promuove un venerdì di protesta.

VENERDI’ 11 NOVEMBRE 2011

Ore 15: Presidio al carcere di Madonna del Freddo (ritrovo ore 14 a p.le Sant’Anna).
Ore 17: Assemblea pubblica in piazza G. B. Vico sui temi della crisi economica, del lavoro, dell’istruzione e dell’ambiente con riferimento particolare al nostro territorio.

ASSEMBLEA PERMANENTE – CHIETI
assembleapermanente@gmail.com
Facebook: Assemblea Permanente Chieti

Scontri a San Giovanni, libero Er Pelliccia

10-Nov-11

Scontri a San Giovanni, libero Er Pelliccia
“In carcere ho capito di aver sbagliato tutto”
Il giudice: per lo studente soltanto l’obbligo di firma tre volte a settimana. Proseguono le indagini per l’identificazione di altri soggetti responsabili dei disordini avvenuti il 15 ottobre. Ieri a un 19enne romano sono stati assegnati gli arresti domiciliari, durante il corteo aveva tentato di assaltare un mezzo della polizia

È tornato libero il ragazzo con l’estintore, simbolo degli scontri di piazza San Giovanni. Sono le sei e mezzo di sera quando Fabrizio Filippi, detto “er Pelliccia”, si lascia alle spalle le porte del carcere di Regina Coeli. Dopo 23 giorni di cella torna a casa il giovane studente di Bassano Romano, arrestato con l’accusa di resistenza pluriaggravata per gli incidenti e le violenze che lo scorso 15 ottobre hanno trasformato il corteo degli Indignati in un pomeriggio di devastazione nel centro della capitale. E immortalato da una fotografia, rimbalzata su tutti i siti web e i giornali, che lo ritrae a torso nudo, con la faccia coperta da una sciarpa, mentre lancia un estintore contro la polizia. “Libero con obbligo di firma tre volte alla settimana” è questa la decisione del gip Paola Della Monica che ieri ha accolto l’istanza di scarcerazione presentata dai legali del 24enne.

“Sto bene, non vedo l’ora di riabbracciare i miei, dormire nel mio letto insieme al mio cane” ha detto Filippi non appena ha messo il piede fuori dal carcere romano. Ad attenderlo non c’erano i genitori, che hanno preferito restare a casa. “Mamma a momenti sveniva quando al telefono le hanno detto che uscivo” racconta ancora il giovane, che gioca a tennis ed è iscritto ad una università telematica. E che in cella dice di aver “passato il tempo leggendo libri e studiando”. Secondo il giudice che lo ha rimesso in libertà, il ragazzo avrebbe ormai raggiunto “un adeguato livello di consapevolezza”.
“La presenza di una famiglia attenta e l’assistenza di uno psicoterapeuta – si legge nelle tre pagine di ordinanza – appaiono idonee ad esercitare un efficace controllo permettendo a Filippi di orientare il suo disagio verso forme più mature”. Soddisfatti gli avvocati Vincenzo Gambera e Francesco La Monica: “Il nostro assistito ha capito di aver sbagliato e si è pentito. Non è un simbolo, non voleva colpire nessuno”.

Proseguono, intanto, le indagini della Digos, della Questura e dei carabinieri del Ros per l’identificazione di altri soggetti responsabili dei disordini avvenuti quel 15 ottobre. Sempre ieri è finito ai domiciliari un altro giovane, un 19enne romano, che durante il corteo aveva tentato di assaltare un mezzo idrante della polizia. L’accusa è di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata. Il ragazzo era stato fermato in flagranza di reato dagli agenti del commissariato Trevi dopo aver lanciato dei sampietrini contro le forze dell’ordine. In un primo momento era stato denunciato in stato di libertà. Ma poi gli inquirenti hanno ritenuto sussistenti le esigenze cautelari, e ieri il gip, Riccardo Amoroso, ha emesso nei suoi confronti l’ordine dei carcerazione.

da repubblica.it

Presidio davanti Regina Coeli – Sabato 12 Novembre – ore 15

10-Nov-11

LA SOLIDARIETÀ È UN ARMA
LIBERARE TUTTE E TUTTI

Nell’affollatissima assemblea di domenica 6 novembre tenutasi al CSOA Ex SNIA si sono incontrate numerose realtà romane provenienti da percorsi molteplici ed a volte distanti, almeno quattro generazioni di compagni e compagne a confronto. La volontà di andare oltre il 15 ottobre e rilanciare percorsi di lotta e autorganizzazione, capaci di connettersi, con la voglia di protagonismo dei giovanissimi, con le tante vertenze nei territori e nei posti di lavoro, con la difesa dei beni comuni e contro profitti e speculazioni. Un sentimento comune nelle dovute differenze senza rimozioni e non senza fare i conti con quanto è successo in quella giornata.

Tutti i presenti si sono espressi per il rifiuto della logica del capro espiatorio alla base del sistema penale e della dicotomia buoni/cattivi con la quale si è voluto criminalizzare da più parti la piazza del 15 ottobre. Un meccanismo che abbiamo subito all’indomani di Genova 2001 con il quale non si è saputo fare i conti. Dopo dieci anni è ancora il paradigma black bloc – infiltrato ad essere riproposto dall’apparato politico, dai pennivendoli e mezzobusti. Un immaginario talmente digerito socialmente da aver scatenato il fenomeno inedito della delazione di massa. Occorre prendere parola e re-agire fuori dai recinti identitari.

In questa direzione, come primo passo, si è deciso di impegnarsi collettivamente perché nessuno rimanga solo a fare i conti con procure e commissariati. Organizzare per questo una campagna per far fronte alla morsa repressiva che si sta impiantando per controllare il crescente disagio sociale e disinnescare il conflitto contro la riorganizzazione del capitale e le politiche europee di austerity. Costruire una rete di solidarietà che si doti come prima cosa di una cassa per le spese legali, l’attivazione di una mailing list per coordinarsi
( https://www.autistici.org/mailman/listinfo/liberta15ott ) e un blog (http://liberatutto.noblogs.org/) per aggiornare le informazioni sui processi e comunicare le varie iniziative.

Si è deciso di scendere questa settimana in piazza, di chiamare Roma a dare una risposta. Le stragi e i disastri colposi che si sono verificati in queste settimane in tutta Italia, a partire dalla nostra città, ci danno il vero parametro della distruzione e del saccheggio che subiamo nei nostri territori, giorno per giorno sulla nostra pelle, niente di paragonabile a dieci vetrine infrante.

L’assemblea si è aggiornata per mercoledì 9 alle ore 20:00 al CSOA Ex SNIA per continuare il dibattito e per organizzare un presidio per sabato 12 novembre in solidarietà con Giovanni Caputi, Fabrizio Filippi, Leonardo Vecchiolla e Carlo Seppia gli unici a cui le misure cautelari non sono state derubricate da carcere a obbligo di dimora fra i 14 arrestati durante e dopo i fatti del 15 ottobre. Un occasione per rompere il divieto di manifestare imposto da Alemanno e Maroni, per dare una risposta di massa alla criminalizzazione delle lotte, per la libertà di movimento, per la libertà di tutti gli arrestati e le arrestate.

PRESIDIO DAVANTI REGINA COELI

SABATO 12 NOVEMBRE DALLE ORE 15:00

LUNGOTEVERE GIANICOLENSE

Per far sentire la nostra solidaretà a chi è ancora in carcere possiamo scrivere agli indirizzi forniti su http://liberatutto.noblogs.org/

Per Sottoscrivere per le spese legali di tutti e tutte gli arrestati e le arrestate: venendo negli studi di ROR in Via dei Volsci 56 a Roma, tutti i giorni dalle 8 alle 21; oppure compilando un bollettino di conto corrente postale CCP n. 61804001 intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001, Via dei Volsci 56 – 00185 Roma. Causale: “15 ottobre”; effettuando un bonifico bancario intestato a: Cooperativa Culturale Laboratorio 2001 Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006 1804 001 Causale: “15 ottobre”.

Volantino distribuito alla facoltà di fisica – roma

09-Nov-11

PRANZO SOCIALE A FISICA
BENEFIT PER LE SPESE LEGALI PER GLI/LE ARRESTAT* DEL 15 OTTOBRE

SABATO 12/11 PRESIDIO DI SOLIDARIETA’ SOTTO A REGINA COELI
DALLE 17:00

In seguito al corteo del 15 ottobre, dodici persone stanno subendo l’attacco dell’apparato repressivo che governo e giornalisti-pennivendoli hanno messo in atto.
Come sempre succede in queste occasioni di ribellione e scontro, poche persone prese nel mucchio vengono utilizzate come capri espiatori, con lo scopo di dare a tutti i costi dei volti e dei nomi ai “mostri” dipinti da giornali e televisioni.

In seguito all’udienza del tribunale del riesame, di questi dodici ragazzi e ragazze uno resta in carcere a Regina Coeli, dieci sono agli arresti domiciliari, due hanno l’obbligo di firma.
A loro si aggiungono sei minorenni denunciati a piede libero nei giorni successivi, altri due arresti e ancora denunce in arrivo in tutta Italia, di cui ancora non sono noti i destinatari.

La prima cosa che ci preme sottolineare è l’abominevole delazione di massa, incentivata da istituzioni e giornali spiazzati dal livello di scontro che si è messo in campo il 15 ottobre.
Al di la della comprensione e della condivisione di determinate pratiche, sulle quali è senza dubbio lecito e necessario discutere, la consegna di un manifestante alle “forze dell’ordine”, sottende una fiducia verso l’apparato giudiziario-repressivo che risulta almeno incomprensibile. In un periodo di crisi economico-sociale dovrebbe risultare infatti ancora più evidente la natura autoritaria e reazionaria di stati e governi che cercano di isolare e reprimere chi tenta di ribellarsi allo status quo e a quello che si prospetta.

Bisogna rendersi conto che una giornata come il 15 ottobre non può esaurirsi, una volta tornati alla nostra routine quotidiana, in un’idea personale sull’accaduto.
La solidarietà nei confronti di chi ne subisce le conseguenze repressive è necessaria, quantomeno per non illudersi che manifestare dissenso e lottare in maniera radicale ed incisiva possa essere un atto che il “nostro stato democratico” tolleri, in questo caso come in tutti gli altri. Non si può pensare di poter eludere la repressione lasciandole in pasto di volta in volta dei capri espiatori.
La solidarietà può essere espressa nelle forme più disparate, dai presidi sotto ai tribunali e alle carceri alle lettere per i reclusi e le recluse, importante momento di evasione per chi è costretto fra 4 mura, al sostegno economico.

LIBERTA’ PER TUTTI E TUTTE

liberatutto.noblogs.org

“Da Barcellona a piazza San Giovanni” Resta in cella l’ultimo black bloc

09-Nov-11

Rimane in carcere il giovane di origini baresi che lo scorso 15 ottobre ha partecipato agli scontri con le forze dell’ordine. L’indagato avrebbe lasciato la Spagna per partecipare alla manifestazione. Ad inchiodarlo alcune fotografie

Nell’interrogatorio di convalida, Giovanni Caputi, non aveva potuto negare di aver lanciato qualcosa contro la camionetta dei carabinieri alla manifestazione di sabato 15 ottobre a piazza San Giovanni. E aveva tentato di alleggerire la sua posizione dicendo che si trattava di tubo di cartone fumogeno. Ma per il Tribunale della Libertà presieduto dal giudice Vincenzo Capozza non vi è alcun dubbio: “La condotta di Caputi è rivelatrice della forte propensione a ricorrere alla violenza e, quindi, di una pericolosità sociale avvalorata dal precedente porto d’armi commesso a Milano nel 2008 e dall’episodio di tre anni fa, quando era stato sorpreso alla stazione Termini, in evidente violazione del foglio di via obbligatorio”. Sono queste le motivazioni, depositate ieri in Procura, con le quali il Tribunale del riesame avvalora la decisione dei giorni scorsi di tenere in carcere il giovane di origini baresi accusato di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale.

Ad inchiodarlo erano state alcune fotografie scattate durante la manifestazione: Giovanni Caputi, aveva il volto travisato da una bandiera della Palestina, indossava una felpa marrone, pantaloni di tuta blu e scarpe da ginnastica. E, insieme ad un consistente gruppo di facinorosi, lanciava sampietrini e oggetti contundenti contro le forze dell’ordine. “Non si può mettere in discussione – aggiungono i giudici del riesame – quanto riferito dal personale del commissariato Prati sulla successiva forte resistenza opposta da Caputi al momento dell’arresto. Inoltre l’indagato avrebbe lasciato il luogo di residenza e lavoro (Barcellona) e, dopo una tappa in Veneto, ha raggiunto Roma. In una stagione, come quella attuale, caratterizzata da tensioni socioeconomiche e da frequenti manifestazioni di piazza, lasciare libertà di movimento a Caputi, o fare affidamento sulla sua capacità di autocustodirsi, appare un azzardo”.

A quasi un mese dalla manifestazione degli indignati prosegue, intanto, il lavoro dei carabinieri del Ros e della Digos: in questi giorni sono state depositate in Procura numerose informative e a breve il procuratore aggiunto Pietro Saviotti e il pm Francesco Minisci valuteranno le posizioni emerse dall’esame dei filmati e delle foto. Sono state riconosciute diverse persone, sia nell’ambito delle realtà antagoniste riferibili ai centri sociali, sia a realtà anarchiche, sia a soggetti appartenenti alle tifoserie ultras più violente. E ieri, il pm Francesco Minisci, dopo aver acquisito gli atti da Pisa, ha rinnovato la richiesta di misura cautelare nei confronti di Carlo Seppia, il ventottenne di San Miniato arrestato la scorsa settimana con l’accusa di aver preso parte all’assalto alla camionetta dei carabinieri.

da repubblica.it

Scontri a Roma, ai domiciliari diciannovenne romano

09-Nov-11

Il giovane era stato fermato dopo aver lanciato sanpietrini contro gli agenti e aver partecipato all’assalto di mezzo-idrante della polizia
Un altro giovane è stato arrestato per gli scontri alla manifestazione dello scorso 15 ottobre, nella capitale. Si tratta di un ragazzo di diciannove anni, romano, finito ai domiciliari, che aveva tentato di assaltare il mezzo idrante della polizia in piazza S.Giovanni. L’accusa è di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata. La misura restrittiva è stata emessa dal gip Riccardo Amoroso nell’ambito delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti e avviate dagli agenti del commissariato Trevi della questura di Roma.

ll giovane era stato fermato in flagranza di reato dagli agenti del commissariato dopo aver lanciato dei sanpietrini contro i contingenti delle forze dell’ordine e per aver preso parte a un tentativo di assalto a uno dei veicoli-idranti della polizia di Stato. In quell’ occasione, come è emerso anche dai video e dalle foto acquisite dagli investigatori, il diciannovenne aveva anche tentato di aprire le porte del mezzo per cercare di fare uscire gli agenti. L’atteggiamento violento non era cessato nemmeno dopo l’intervento dei poliziotti del commissariato Trevi, riusciti a bloccarlo. Il giovane aveva, infatti, continuato ad aggredire gli agenti, tentando di scappare. Il diciannovenne era stato in un primo momento denunciato in stato di libertà. Poi sono state ritenuti sussistenti le esigenze cautelari: gli arresti domiciliari sono stati eseguiti stamattina dalla polizia e dai carabinieri. Intanto resta in cella Giovanni Caputi il giovane di origini baresi che aveva partecipato agli scontri con le forze dell’ordine. Proseguono le indagini della Digos, della Questura di Roma e dei Ros dei carabinieri per l’identificazione di altri soggetti responsabili dei disordini del 15 ottobre scorso.

da repubblica.it

Disegno di Ilaria inviato a radiondarossa

08-Nov-11

Mettersi in mezzo

08-Nov-11

A quasi sei mesi dalla retata del 27 di maggio si avvicina l’apertura del processo per la piccola“intifada antifa” del 26 febbraio precedente, quando un centinaio di compagni si sono messi in mezzo – nel senso più pratico del termine – per impedire l’apertura di una sede di Casa Pound nel centro di Cuneo. Vi ricordiamo che da allora due compagni torinesi, Fabio e Luca, sono agli arresti domiciliari (Luca, in verità, con un lungo intermezzo in carcere) e uno di Cuneo, Guido, è latitante.

Il 17 di novembre, dunque, dovrebbe tenersi l’udienza preliminare, al Tribunale di Cuneo. Vi alleghiamo qui sotto il volantino con le iniziative che si svolgeranno in città per l’occasione,dopo il presidio del 29 ottobre passato (alla fine del quale, come d’abitudine, i fascisti di Casa Pound hanno lamentato una non meglio precisata aggressione a loro militanti).

«Il 26 febbraio 2011 casapound Cuneo annuncia l’apertura di una sede nella città medaglia d’oro per la resistenza. Un folto gruppo di persone, tra cittadini, militanti antifascisti, istituzioni, associazioni, organizzano un ritrovo in piazza per impedire l’inaugurazione. Dopo svariati interventi, una parte dei manifestanti si muove in corteo spontaneo per raggiungere la sede dei fascisti del terzo millennio e si scontra duramente con loro e con le forze dell’ordine che si interpongono.
Il 27 maggio vengono eseguite 20 perquisizioni e denunce, due arresti e domiciliari e firme per altri imputati. Due i latitanti, tra i quali Guido Mantelli, anarchico cuneese e alpigiano ribelle.
Da allora vari sono stati i presidi e volantinaggi in quel di Cuneo, partecipati e con un riscontro positivo tra gli abitanti della città.

In vista della prima udienza del processo chiamiamo tutte le persone sensibili ai valori e alle pratiche dell’antifascismo a partecipare a due giorni di iniziative:

Mercoledì 16 novembre 2011, ore 21:00
FASCISMO IERI ED OGGI. Libero dibattito introdotto da Nicoletta Poidimani
Casa Delfino, Cso Nizza 2 Cuneo
Giovedi 17 novembre: udienza preliminare, Tribunale di Cuneo alle ore 15.30.
ORE 15:00 PRESIDIO IN PIAZZA GALIMBERTI DAVANTI AL TRIBUNALE

L’antifascismo non si processa

Guido a casa libero, Fabio, Luca, tutti liberi!»

LE POLITICHE DI ORDINE PUBBLICO DOPO LE MANIFESTAZIONI DI ROMA E DELLA VAL SUSA

08-Nov-11

Subito dopo i fatti di Roma in molti hanno chiesto un ripristino della Legge Reale (che in realtà per molti aspetti è tuttora in vigore) e nuovi interventi legislativi volti a reprimere il dissenso e il diritto di manifestare.

Per intanto non vi è stato alcun provvedimento, ma le voci che trapelano indicano la possibilità di estendere alle manifestazioni politiche le norme utilizzate per reprimere la violenza negli stadi (DASPO ed altre misure amministrative), la creazione di nuove figure di reati e altre misure atte a rendere più difficile l’organizzazione di manifestazioni (cauzione a carico degli organizzatori per gli eventuali danni provocati durante i cortei).

Si tratterebbe in paete di misure amministrative di polizia, emanate senza alcun controllo dell’Autorità Giudiziaria, non ammissibili in uno stato di diritto.

Una bozza del c.d. “decreto sviluppo” indica la volontà del Governo di classificare il tunnel geognostico di Chiomonte come opera di interesse strategico, rendendo di fatto il tunnel e tutta la valle zona militare, analogamente a quanto deciso in Campania per le discariche.

In questo modo verrebbe praticamente eliminato il diritto costituzionale di manifestare in una vasta area del Paese.

Come detto non vi è certezza sulle norme che saranno eventualmente introdotte, per cui daremo un commento approfondito se e quando le nuove norme saranno approvate.

Denunciamo però la tendenza, certamente non nuova, di individuare la repressione come unica risposta al disagio della maggioranza della società e alle speranze di cambiamento.

La criminalizzazione della protesta e dell’opposizione sociale, acuita in questi ultimi giorni dalle elucubrazioni del ministro Sacconi, è la sola risposta che stampa, Magistratura, forze di Polizia, Governo e grande maggioranza delle forze politiche sono in grado di dare alle tante facce della nuova povertà.

Milano, 28/10/2011

Legal Team Italia

www.legalteamitalia.it

QUAL E’ IL CRIMINE GIUSTO PER NON PASSARE DA CRIMINALI?

08-Nov-11

Il 15 ottobre il nostro spezzone è stato brutalmente caricato dai caroselli dei blindati della polizia.                                                    Valerio, studente universitario di Bologna,si trovava nel nostro spezzone e durante la carica, vistosi superare dai blindati, si è fermato ed è stato preso da due agenti infiltrati e portato nella caserma di via Statilia. Perquisito, nonostante fosse in possesso solo di una busta di limoni, notoriamente usati come deterrente contro i lacrimogeni, è stato condotto coattivamente nel carcere di Regina Coeli.

Valerio dorme da quasi due settimane per terra, su un “cuscino” di carta igienica, separato dal resto degli arrestati. Accusato di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale, non gli è stato permesso di parlare con i suoi familiari se non dopo nove giorni. Adesso, come gli altri otto ragazzi, cui è stato confermato l’arresto, è in attesa del riesame.

Quale che sia il punto di vista sull’istituzione carceraria, pensiamo che sia inaccettabile per un Paese “civile” come il nostro, che degli arrestati vengano trattenuti in queste condizioni e subiscano queste vessazioni. E’ inaccettabile a maggior ragione perchè queste conferme di arresto, più che da indizi probatori che noi sappiamo inesistenti, sono supportate da motivazioni politiche. Serviva infatti gettare in pasto all’opinione pubblica i bersagli più facili per farne dei capri espiatori.

Valerio libero! Tutt* liber*!

CAG     Collettivo Autorganizzato di Giurisprudenza

NESSUNA CRIMINALIZZAZIONE DELLE LOTTE SOCIALI

07-Nov-11

All’indomani della grande manifestazione del 15 ottobre e dell’operazione di isolamento e stigmatizzazione di poche e

riconoscibili sue parti messa in atto da giornali, segretari di partito, sindacati e alcune strutture di movimento,

Retelettere si esprime rifiutando:

                                          – Il registro dicotomico tra violenti/non violenti, buoni/cattivi, responsabili/irresponsabili su cui fa leva la

colpevolizzazione di precise soggettività politiche: tra questi il centro sociale Acrobax, con il quale, oltre ad aver

preso parte all’area di corteo indipendente del 15, abbiamo interagito nella partecipazione agli stati generali della

precarietà e ancora prima intessuto preziosi legami di riflessione e collaborazione durante l’occupazione della nostra

facoltà e, nel tempo, nella preparazione di seminari autogestiti ed assemblee pubbliche. O il movimento No Tav, che

abbiamo conosciuto direttamente, campeggiando in val di Susa, e del quale sosteniamo la lotta dal basso in difesa del

territorio e l’autonomia delle forme di organizzazione. Infine, non da ultime, tutte quelle realtà sociali che agiscono

conflitto e vengono in questi giorni ridotte a capro espiatorio.

                                    – L’attribuzione di una presunta regia degli scontri agli stessi pezzi di movimento, così come l’accusa di aver voluto

sovradeterminare la gestione di piazza per spezzare il corteo e far saltare piazza San Giovanni.

Ci pare semplicistico e superficiale individuare come responsabili dell’esito della giornata quanti hanno, a viso aperto,

dichiarato di non condividere la scelta di piazza San Giovanni e alcune caratterizzazioni della giornata mondiale indetta

contro l’austerity.

                                  Il dibattito sulle pratiche di conflitto nel Movimento, sulla presunta democraticità di scelte, azioni e obiettivi ha senso

se e solo se si assumono le specificità di tutte le parti in gioco. Assumere: che è il contrario di escludere. Additare,

isolare, o limitarsi a prendere astutamente le distanze non favorisce una riflessione comune.

Retelettere sottolinea l’urgenza di partire da quello che è accaduto in Piazza San Giovanni, assediata dai blindati delle

forze dell’ordine e dal loro armamentario di idranti. La violenza scatenata contro i manifestanti accorsi o brutalmente

gettati in quello spazio, e costretti a difendersi, non può passare in secondo piano.

                               Alle forme di violenza legittimata e messa in atto dallo Stato il 15 seguono le proposte e le disposizioni di questi giorni:

dal ripristino della legge Reale avanzata da un capo di partito, al divieto di manifestare per un mese nel Comune di Roma

fino alle misure da stato di eccezione del ministro Maroni: l’arresto preventivo o l’obbligo di garanzie patrimoniali per

eventuali danni.

                                   Rifiutando di prestarci al gioco di quanti distinguono tra buoni e cattivi subordinando i fatti di piazza San Giovanni,

che per noi sono una resistenza di migliaia di persone alle cariche della polizia, rivendichiamo come unica divisione

possibile quella tra chi è impegnato da anni nelle lotte sociali reali e chi, da sempre, le reprime per difendere questo

sistema di sfruttamento che prende il nome di capitalismo.

Retelettere – lettere e filosofia RomaTre

Comunicato studenti sul 3 Novembre

07-Nov-11
Quella di oggi è stata una grande giornata: la sfida lanciata si è trasformata in una grande vittoria grazie alla determinazione degli studenti che ancora una volta sono tornati ad invadere le strade di questa città!
Avevamo annunciato che avremmo attraversato in corteo il I Municipio, che ci saremmo ripresi le strade senza preavviso ne autorizzazione!
Avevamo annunciato che avremmo disobbedito al divieto, che avremmo praticato occupazioni simboliche.
Lo abbiamo fatto!
Oggi siamo tornati in piazza per ribadire la nostra opposizione al governo e le misure di austerity imposte dalla BCE.
Già da questa mattina ci siamo trovati davanti una classe politica che ha mostrato il suo volto più autoritario e repressivo nel tentativo di zittire la voce degli studenti.
Davanti a molte scuole la polizia ha messo in pratica quelli che hanno chiamato ‘presidi per tutelare la democrazia’, che si sono concretizzati in veri e propri blocchi nei quali venivano identificati tutti gli studenti che decidevano di non andare a lezione, come accaduto al mamiani ed al virgilio dove erano presenti persino blindati. In altre invece, la polizia ha chiesto ai dirigenti scolastici di poter visionare i registri per segnalare e identificare gli assenti, come al talete al lucrezio caro al morgagni al tasso ed al righi.
Nonostante tutto dalle nostre scuole sono riusciti a partire diversi cortei, in particolare dal liceo virgilio dal quale quasi quattrocento studenti hanno attraversato le strade del Municipio I, liberando di fatto il centro dal divieto.
Questi cortei sono poi confluiti nel concentramento di Tiburtina, dove  un imponente schieramento delle forze dell’ordine continuava l’opera iniziata qualche ora prima davanti le scuole: ancora identificazioni ed intimidazioni agli studenti che arrivavano nella piazza.
Abbiamo più volte provato a far partire il corteo, come il 7Ottobre, con i boockbloc  che ne caratterizzavano la testa. La risposta è stata un susseguirsi di violente cariche che hanno portato a decine tra feriti e  fermati tra gli studenti anche durante la breve e simbolica occupazione del cantiere alta velocità della stazione Tiburtina, oltre che nei diversi tentativi di muoversi, o solo allontanarsi.
Dalla polizia c’è stato più volte ribadito che la gestione della piazza era una scelta politica e non una questione di ordine pubblico.

La risposta che abbiamo dato è stata dunque politica: il corteo è partito attraversando le vie di questa città senza nessuna autorizzazione, abbiamo raggiunto l’Università de La Sapienza dove si è svolta un’ assemblea pubblica.

Evidenziamo anche il paradosso espresso dal sindaco e dalla questura nel dichiarare che tutelare il traffico sarebbe stata la loro prerogativa principale, troviamo un po’ strano che per fare questo si scelga sequestrare un corteo per ore  chiudendo di fatto una stazione e uno snodo come Tiburtina.
Non abbiamo mai creduto che un divieto ci avrebbe impedito di manifestare, da oggi ne siamo ancora più convinti, la voce di una generazione che vuole continuare a esprimersi non si ferma così.
Questa crisi non siamo disposti a pagarla, questo debito non ci appartiene, per sanarlo non si può passare attraverso indiscriminati tagli alla cultura, non si può passare per le nostre vite. Lo abbiamo urlato nelle piazze di questo paese più volte, oggi abbiamo dimostrato che non abbiamo paura, che torneremo per le strade sempre più determinati.
Annunciamo fin da ora che il movimento ripartirà già da domani, nelle scuole e nelle facoltà, in questi mesi torneremo più volte in piazza, a cominciare dalla data transnazionale dell’11 novembre e dalla giornata mondiale dello studente del 17.

Appello per l’11 Novembre: inizia il processo per gli/le ex occupanti della scuola “8 Marzo”: l’autorganizzazione non è un crimine!

07-Nov-11

Il 14 settembre 2009 alcuni compagni, una compagna e alcuni occupanti della ex scuola 8 marzo di Via dell’Impruneta della Magliana, occupata da poco più di due anni, vengono arrestati dai Carabinieri con un assurdo e scenografico spiegamento di forze. Tale arresto fu il momento più spettacolare di una infame montatura, voluta da noti esponenti del PDL, portata avanti dall’arma dei Carabinieri e dalla magistratura, e amplificata a tambur battente da una altrettanto infame campagna stampa sui giornali dei palazzinari, che ha dipinto come un racket criminale una delle tante occupazione nate per rispondere all’emergenza casa nella nostra città.

L’operazione politico-poliziesca mirava a colpire una piccola realtà di lotta autorganizzata, ma potenzialmente colpiva tutti i movimenti di lotta per il diritto all’abitare, cercando di far passare le normali pratiche di autogestione della convivenza come crimini odiosi. Per fare questo gli inquirenti non hanno esitato a distorcere la realtà in modo paradossale, e ad inventare di sana pianta interi episodi “criminali”. Per esempio, secondo gli inquirenti, la normale colletta effettuata dall’assemblea degli/delle occupanti (di 15 euro) per la manutenzione dello stabile, è diventata una estorsione degna di una cosca camorristica.

Tutto questo gli è riuscito solo in parte: sono riusciti a tenere gli arrestati e l’arrestata settimane in carcere e mesi agli arresti domiciliari. Sono riusciti anche a tagliare qualunque rapporto tra l’occupazione “8 marzo” e i movimenti di lotta per il diritto all’abitare, impedendo qualunque pratica di autogestione al suo interno, purtroppo anche grazie al comportamento infame di molte/i occupanti, che, ad un certo punto, si son schierati con i carabinieri invece che con i compagni e le compagne.

L’occupazione infatti è da tempo estranea a qualunque percorso di lotta, non ha alcun rapporto né con il centro sociale Macchia Rossa né con i Movimenti di lotta per la casa, ed è sprofondata nel degrado, manipolata dall’esterno dai carabinieri di Magliana…

Però gli inquirenti non sono riusciti ad isolare gli arrestati e l’arrestata dai movimenti di lotta per il diritto all’abitare e dai compagni e dalle compagne antagonisti/e, la cui risposta veemente e compatta agli arresti, e nelle mobilitazioni successive, ha chiarito che chi colpisce uno o una di noi colpisce tutti e tutte noi, e questo sicuramente avrà il suo peso nella malaugurata ipotesi di un tentativo di ripetere l’operazione in altre situazioni.

Rimane tutta da scrivere la pagina relativa all’esito giudiziario di tutto questo: l’11 novembre si terrà l’udienza preliminare che deciderà sul rinvio a giudizio dei compagni e della compagna per reati quali associazione a delinquere, estorsione, furto, possesso di armi da guerra e violenze varie. Riteniamo necessario che, fin dalla prima udienza si renda palese che il processo ha un importante valenza politica: l’autorganizzazione è un crimine o no?

Noi diciamo di no, diciamo che la solidarietà è un’arma e che la lotta paga. Chiediamo quindi a tutti e tutte di aiutarci a costruire una campagna di lotta cittadina, e perché no, nazionale, per difendere i compagni e la compagna sotto processo e fargli sentire tutta la nostra solidarietà militante.

Venerdi 11 Novembre ore 11

Presidio di solidarietà a Piazzale Clodio

Consigli utili da un post su Indymedia

07-Nov-11

:: NON ANDARE NEL PANICO :: NON PARLARE ::

Se pensi di essere identificabile dalle foto o dai video pubblicati:

Non andare nel panico. Le foto e i video pubblicati non sono necessariamente una prova. Solo perché la polizia ha una foto sfocata o un video dall’alto in cui potresti essere ritratto non vuol dire che sappiano chi sei.

Non cedere alla pressione psicologica. Non sanno chi sei e non è detto che abbiano delle prove contro di te.

Non pensare che visto che ti riconosci in un video o in una foto un giudice possa fare altrettanto. Il vecchio “questo non sono io” funziona più di quanto credi.

Non pubblicare video, foto, commenti sui social network o su siti di condivisione. La polizia li monitora.

Non scrivere mail in cui racconti la tua giornata e non riportare nessuna “voce” nelle mailing list in cui partecipi.

Liberati dei tuoi vestiti. Non c’è nessuna possibilità di dire “questo non sono io” se ti trovano a casa i vestiti ritratti nei video e nelle foto. Liberati di tutti i vestiti che indossavi alla manifestazione, incluse le scarpe, il casco, lo zaino, e gli accessori più evidenti, compresi piercing e altro.

Tieni per un po’ un basso profilo. Alla prossima manifestazione la polizia terrà d’occhio le facce che hanno messo nella loro lista nera.

Cerca, se sei molto a rischio, di cambiare look. Tagliati i capelli, colorateli, fatti crescere la barba.

Tieni la tua casa “pulita”. Liberati delle bombolette spray, di ogni oggetto relativo alla manifestazione, testi radicali, foto. Cancella dal cellulare messaggi e foto particolari. Non rendergli la vita più facile facendogli trovare in casa droga o altre cose illegali.

Stai attento con chi parli. Ammetti il tuo coinvolgimento SOLO alle persone di cui ti fidi veramente. Stai molto attento a quello che dici in rete.

Cerca di stare calmo e di non andare nel panico. Aspettare una bussata alla porta può essere davvero stressante.

Prendi contatto con un avvocato di fiducia.

Se ti viene chiesto di presentarti in questura informati sempre sul motivo e contatta l’avvocato.

Se ti arrestano usa il tuo diritto di rimanere in silenzio fino a che non sarà presente il tuo avvocato.

NON DIRE NIENTE ALLA POLIZIA anche se loro ti dicono che è “nel tuo interesse”. Non ci si deve mai fidare dei poliziotti. Dal momento in cui vieni arrestato ogni cosa che dici può diventare una prova – non esistono conversazioni amichevoli. Cercheranno ad ogni costo di trovare delle prove su di te e su gli altri. È molto meglio tacere che rispondere selettivamente a delle domande. Non parlare e non firmare nulla senza prima aver visto il tuo avvocato.

La notifica di un reato avviene entro 6 mesi, prorogabili fino a 18.

:: NON TI VANTARE :: NON FARE LA SPIA ::
:: NON PARLARE DI ALTRI :: STAI AL SICURO ::

Dal presidio a Piazzale Clodio

07-Nov-11

Nonostante il dispiegamento di forze dell’ordine, si sta svolgendo il presidio a piazzale Clodio in solidarietà con gli arrestati e le arrestate del 15 ottobre e dei giorni successivi.

Ancora in corso l’udienza del riesame, il cui pronunciamento avverrà nei prossimi giorni.

Contro ogni carcere, contro ogni campagna delatoria, libertà per tutti/e!
http://www.archive.org/download/PiazzaleClodio_659/111102piazzaleclodio.mp3
Durata: 4′:19”