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[Occupazioni] “L’improbabile” non è impossibile

riceviamo e diffondiamo:

 

“L’IMPROBABILE” NON è IMPOSSIBILE

 

Qualche giorno fa abbiamo occupato tre casali in un terreno nella campagna romana, non troppo distanti e ben collegati con la città. Dopo quattro giornate di condivisione e autogestione la sbirraglia locale contenta ed incredula di poter entrare in azione, ha ristabilito la normalità. Giustizia è fatta: uno spazio abbandonato da 25 anni torna a morire.

Un’occupazione in provincia perché anche qui gli attacchi dello stato sono sempre più evidenti, dalle discariche ai mega parchi di antenne radiofoniche, dalle imponenti aree industriali alle ecologiche distese di pannelli solari o pale eoliche. Tuttavia lontano dagli echi dei motori e delle sirene resistono atteggiamenti solidali e pullulano soluzioni autogestite, illegali o illegalmente autogestite.

Pensiamo che tutto ciò rappresenti un terreno fertile per l’incontro tra individualità diverse e per la condivisione di strategie di lotta contro ciò che ci opprime quotidianamente. Vivendo nel presente le relazioni che immaginiamo in un mondo liberato, vogliamo sperimentare forme di vita basate sull’autoproduzione e lo scambio, lontane il più possibile dai ritmi frenetici che tentano di imporci. L’idea non è certo quella di creare il micro mondo che balli il più possibile al limite delle relazioni di sfruttamento, in quanto non c’è modo di soffocare le individuali rabbie che ciascuno di noi coltiva nei confronti di ogni forma di autorità.

Così come il capitalismo è riuscito a limitare le relazioni tra le persone, è riuscito anche ad alienarci da noi stessi, a partire dalle sempre più ridotte possibilità che riusciamo a immaginare. In un sistema in cui il sapere viene venduto nelle scuole e nelle università, tutto ciò che ne resta fuori non è necessario conoscerlo; in un sistema basato sull’irrefrenabile produzione, sul continuo sviluppo tecnologico e la devastazione della terra, tutto ciò che è differente non è utile; in un sistema in cui le relazioni sono mediate da diverse forme di polizia, tutto ciò che è autogestito e orizzontale è una forma di un conflitto.

Sappiamo bene che uno sgombero è una parte del percorso di ricerca di un simile spazio, è solo un buon momento per studiare le prossime mosse. Probabilmente incontreremo nuove difficoltà, ma che queste ci scoraggino è altamente improbabile.

Che rinunciamo a questa corsa, è impossibile.