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VALERIO LIBERO SUBITO

VALERIO LIBERO SUBITO

TUTTI E TUTTE LIBER*

La giornata del 14 marzo ha consegnato un’altra sentenza sulla giornata del 15 Ottobre: Valerio Pascali, militante tratto in arresto durante la manifestazione, è stato condannato a 4 anni di reclusione con l’accusa di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale.

Valerio è stato uno dei tanti che in quella giornata, nonostante le cariche delle forze dell’ordine e del fitto lancio di lacrimogeni, è rimasto in piazza piuttosto che andarsene. Lui come tanti altri, stufi di subire le violenze di Stato, in una giornata che esprimeva il rifiuto per un sistema che continua a essere regolato dagli interessi economici di padroni, banche e istituti finanziari e da leggi e normative che le istituzioni nazionali e internazionali impongono come un cappio al collo sulle popolazioni di tutto il mondo.

Valerio, intossicato dalla brutalità dei lacrimogeni CS (vietati dalle Convenzioni internazionali) che le forze dell’ordine continuano ad utilizzare, viene bloccato da due poliziotti in borghese e tratto in arresto. Dopo alcune settimane di reclusione trascorse nel carcere di Regina Coeli, in una cella sovraffollata, senza un letto, con un rotolo di carta igienica come cuscino, è stato trasferito agli arresti domiciliari con tutte le restrizioni possibili.

Il GUP Anna Maria Fattori, la stessa che qualche settimana fa ha condannato a 4 e 5 anni altri due ragazzi, Giuseppe e Lorenzo, anche loro partecipanti alla manifestazione del 15 Ottobre, ha nuovamente accolto in tutto la richiesta del PM.

Ancora una volta, dopo la condanna a Giovanni, che continua a restare in carcere e a cui è stata negato il trasferimento ai domiciliari, dopo le condanne a Robert e a Ilaria, a Lorenzo e Giuseppe, arriva un’altra sentenza che parla di ritorsione, accanimento e vendetta dello Stato nei confronti di chiunque osa ribellarsi e non sottomettersi alle regole che la “Democrazia” impone.

Ancora una volta è evidente come si punisca il fatto di aver partecipato a quella giornata, a prescindere che ci siano prove concrete di colpevolezza.

Ancora una volta, come sempre, le parole asservite dei poliziotti, come bugiarda testimonianza usata dal giudice di turno, si contrappongono alle grida di rabbia che in molti hanno portato in strada.

Nei tribunali e nelle istituzioni giudiziari non nutriamo nessuna fiducia: la mancanza di prove concrete con cui è stata condotto il processo nei confronti di Valerio, così come gli altri, conferma come questi apparati siano strumenti politici al servizio dei poteri forti, ribadisce il carattere politico di questi stessi processi. Per questo non è certo la presenza o meno di prove di colpevolezza attribuite in un tribunale a determinare la nostra vicinanza con gli arrestati ed i denunciati del 15 Ottobre.

Durante il processo a Valerio, fuori dalle mura di P.le Clodio, si è svolto un presidio di solidarietà e complicità da parte di una cinquantina di compagni e compagne. Una volta emessa la sentenza, Valerio è uscito accompagnato dalla fidanzata, salutandoci a pugno chiuso.

Un gesto importante e toccante, che sottolinea la sua convinzione e la sua passione politica e come queste condanne non possano scalfirle.

Se lo Stato e gli apparati giudiziari al suo servizio continuano a criminalizzare chi lotta e si ribella, in un momento come questo, durante il quale la repressione governativa è altissima (lo dimostrano anche i recenti arresti ai movimenti di lotta per la casa e No Tav), è necessario e indispensabile non piegarsi alla rassegnazione e all’indifferenza, come opporsi a quella pericolosa scintilla mediatica della divisione fra “buoni e cattivi”.

Non sarà la linea repressiva dello Stato a fermare le nostre battaglie. Sappiamo che hanno paura, sono qui a dimostrarlo queste catene che tentano di stringere con sempre più forza chi porta avanti le lotte sociali.

Non lasceremo soli i compagni e le compagne arrestat*, convinti di stare dalla parte giusta.

Continueremo a lottare nelle strade, nelle piazze, nei quartieri, nei luoghi di lavoro e nelle università.

A testa alta contro ogni forma di repressione.

Com’è misera la vita negli abusi di potere..
TUTTI LIBERI, TUTTE LIBERE, SEMPRE.
Le compagne e i compagni