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No Tav contestano in carcere: “Non rientriamo nelle celle”

Martedì sera, ore 18. Quattro attivisti No Tav, arrestati il 26 gennaio scorso, rifiutano di rientrare nelle celle, al termine delle ore di socialità. Chiedono di poter restare a passeggiare nei corridoi. Si crea tensione con gli agenti della polizia penitenziaria. Dopo un’ora di resistenza (mai violenta) e trattative, la protesta è finita e i detenuti sono rientrati uno dopo l’altro nelle celle, anche grazie a un intervento diretto del direttore del carcere, Pietro Buffa, che ha parlato a lungo con gli attivisti, convincendoli a recedere dai loro propositi, Tra loro anche uno dei fondatori del centro sociale Askatasuna, Giorgio Rossetto e l’anarco-insurezionalista Tobia Imperato. Il fatto è stato segnalato alle istituzioni, procura e prefettura, secondo il normale protocollo che si applica in casi delicati come questo. E’ prevedibile che alcuni degli oppositori al Tav vengano trasferiti al più presto in altre carceri piemontesi.

Le tensioni
Secondo il sindacato di categoria Osapp, la situazione che s’è venuta a creare rischia di diventare «insostenibile». Spiegano il segretario nazionale Leo Beneduci e il segretario regionale, Gerardo Romano: «Questo gruppo di detenuti No Tav svolge un’intensa campagna di propaganda e di proselitismo all’interno della decima sezione del padiglione C. Ci sono già abbastanza difficoltà per gestire la situazione dell’ordinaria amministrazione, non possiamo disperdere altre preziose energie per affrontare un quadro che ricorda l’atmosfera dei “bracci” politici degli Anni ‘70- ‘80. Il trasferimento di questi soggetti dell’area antagonista andrebbe deciso nelle prossime ore, per evitare altri prevedibili incidenti».

La solidarietà
Dopo il concerto di martedì sera davanti alle Vallette, il movimento No Tav ha organizzato altre manifestazioni di solidarietà e di sostegno dei militanti arrestati nel corso dell’operazione coordinata dalla procura di Torino e affidata alla Digos. Dalla Calabria, come gesto simbolico, sono state inviate arance prodotte dalle associazioni ambientaliste, mentre domani e venerdì, una delegazione di europarlamentari (Sonia Alfano, Eva Lichtenberger, Gianni Vattimo e Sabine Wils) saranno in Val Susa per denunciare la militarizzazione del cantiere Ltf di Chiomonte «che potrebbe durare per molti anni». Anche l’europarlamentare irlandese Paul Murphy aveva a sua volta criticato l’azione giudiziaria contro gli attivisti No Tav.

da: lastampa.it