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Segano le sbarre e si calano con le lenzuola evasi due detenuti dal carcere di Regina Coeli

La fuga scoperta alle 8.30. I due, un romeno e un albanese, probabilmente dopo aver segato le sbarre, con una corda e un arpione rudimentali si sono calati intrecciando delle lenzuola dal terzo al secondo piano e poi, agganciandosi al muro di cinta, sono scesi all’esterno. Il sindacato della polizia penitenziaria: “Struttura sovraffollata e carenza di agenti”

Due detenuti sono evasi stamani dal carcere romano di Regina Coeli. Lo si apprende dalla polizia. I due stranieri, probabilmente dopo aver segato le sbarre, si sono calati intrecciando delle lenzuola. La fuga sarebbe stata scoperta alle 8,30. Un terzo detenuto non sarebbe riuscito a passare dal varco perchè “troppo grosso”, riferisce l’agenzia Ansa. Nella capitale è scattata la caccia all’uomo.

Gli evasi sono un romeno di 25 anni e un albanese di 29, rinchiusi nella seconda sezione dell’istituto: dopo avere segato le sbarre della cella, con una corda e un arpione rudimentali “si sono dapprima calati dal terzo al secondo piano e poi, agganciandosi al muro di cinta, sono scesi all’esterno dandosi alla fuga”, riferisce il segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) Leo Beneduci. Arrestati per rapina si sarebbe conosciuti proprio nel carcere romano.

“Questa evasione avviene in una struttura che presenta un elevato sovraffollamento di detenuti, grave carenza del personale di polizia penitenziaria e gravi carenze strutturali. Sono in corso le ricerche dei due detenuti evasi”, comunica il coordinatore regionale Fns Cisl Massimo Costantino. ”A Regina Coeli i detenuti sono più del doppio del consentito, e superano del 25 per cento persino la capienza massima raggiungibile (1.180 presenti per 724 posti) – aggiunge Beneduci -; ma il vero problema riguarda la carenza di personale di polizia penitenziaria (oltre il 30 per cento), tant’è che i due si sono potuti agganciare al muro di cinta per poi calarsi nelle vicinanze di una delle garitte prive di sentinelle da tempo. Nel frattempo è in atto nella capitale e nelle cittadine del litorale laziale – prosegue – una vastissima operazione della polizia penitenziaria e delle forze dell’ordine per la cattura degli evasi ma l’episodio è significativo di come la tensione e i pericoli derivanti dall’attuale e grave emergenza penitenziaria non siano per nulla diminuiti e di quanto il governo – conclude il sindacalista – abbia ancora da fare rispetto alle esigenze, anche riorganizzative, del corpo di polizia penitenziaria”.

La sala operativa della Questura di Roma ricevuta la notizia dell’evasione ha inoltrato le ricerche a tutte le unità operative, anche delle speciali, presenti sul territorio distribuendo a tutti le foto segnaletiche dei due evasi. “La clamorosa, quanto rocambolesca, evasione di due detenuti”, per Eugenio Sarno, segretario Generale Uil Penitenziari, “mette a nudo tutte le falle di una politica disattenta verso le criticità del sistema carcerario. Da anni abbiamo denunciato invano come la desertificazione degli organici della polizia penitenziaria contribuisse a creare un vulnus alla sicurezza sociale. E i quattro detenuti evasi dalle carceri nel giro di pochi giorni sono molto più che un campanello di allarme. Ora vogliamo credere che non si facciano volare gli stracci e che si addossino responsabilità esclusivamente all’anello debole della catena, ovvero agli agenti di sorveglianza. E’ bene sottolineare che solo due agenti erano preposti alla sezione nel turno in luogo degli otto che avrebbero dovuto esserci per garantire la sorveglianza ai quattro piani. In quella sezione sono ristretti circa 240 detenuti, laddove in termini regolari avrebbero dovuto essere non più di centoventi”, ha spiegato Sarno.

Tratto da La Repubblica