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Sulle 26 denunce per i fatti del 14 dicembre 2010

Vogliamo dichiarare la nostra vicinanza ai 26 denunciati per i fatti del 14 dicembre 2010.
A quasi un anno di distanza la magistratura e le forze dell’ordine hanno deciso evidentemente di dare un segnale ai movimenti sociali, oggi che il profondo discredito per il governo dei palazzi e delle borse, si traduce sempre più frequentemente in presa di parola diretta di quanti, precar* e indignat*, riscoprono la forza del fare comune e della condivisione.
Barcellona, New York, Oakland, entrambe le rive del Mediterraneo: siamo davanti ad un eccezionale momento di critica radicale allo stato di cose presenti. Non può sfuggire la prossimità temporale delle denuncie ai fatti del 15 ottobre: una nuova fiammata di rabbia, in un paese che sembrava ormai condannato ad una docile apatia, schiacciato tra cultura massmediatica, frammentazione sociale e precarietà.
Viene spontaneo domandarsi se dietro a questa operazione di polizia non ci sia il tentativo tutto politico di mettere in difficoltà attivisti, in alcuni casi ben
noti per il loro impegno costante e alla luce del sole, criminalizzando con loro l’intera piazza che quel 14 dicembre 2010 diede vita ad una delle più belle giornate di lotta degli ultimi decenni. All’apice di un autunno di lotte studentesche, e all’alba del movimento che ancora oggi in Italia, mette in discussione il sistema della rappresentanza, vuota e completamente asservita alla finanza e agli interessi del grande capitale, ci trovammo a migliaia a bussare prepotentemente ai palazzi del potere.
Viene altrettanto spontaneo domandarsi se quello che è stato contestato ai 26, (danneggiamento, incendio…) non rappresenti nient’altro che uno
spauracchio per quanti, il 15 ottobre, hanno animato la resistenza di Piazza S.Giovanni contro i funzionari di un potere a cui non rimane che lo strumento dell’intimidazione fisica e giudiziaria.
Oggi, mentre scriviamo queste righe, veniamo a conoscenza dell’assoluzione definitiva per l’ex capo della polizia Gianni de Gennaro e l’ex capo
della digos genovese Spartaco Mortola, per i depistaggi nelle inchieste sul G8 del 2001. Il potere ha la memoria lunga, e lo dimostra anche prendendosi cura dei suoi fedelissimi.
Ma noi continuiamo per la nostra strada: a polizia e tribunali l’intimidazione? Ai precari la vendetta!

Laboratorio Acrobax