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Il Natale nella crisi e le sue sorprese!

04-Gen-12

Ci troviamo a rendere pubblico un episodio di carattere repressivo e intimidatorio messo in campo dalla Questura di Roma attraverso l’uso della legislazione speciale antiterrorismo, che ad opera di uomini della Digos si è voluto confezionare al Laboratorio Acrobax come dono per le feste del Santo Natale. Un episodio grave che poteva degenerare così come tutte le volte che zelanti agenti armati con il colpo in canna dello loro pistole spianate possono, per paura o per singolare coraggio a servizio della Patria, esplodere il solito “colpo per errore”.

Ma ripercorriamo i fatti: la sera del 21 Dicembre due nostri compagni che sostavano in auto insieme ad un loro amico davanti all’ingresso del Verano per un semplice e banale appuntamento, sono stati accerchiati da sei uomini in borghese che qualificandosi tutti come agenti della Digos, con armi in pugno hanno prima fatto uscire tutti rapidamente dal veicolo, e poi li hanno perquisiti personalmente una prima volta, cosa che verrà poi ripetuta una seconda volta circa un’ora dopo. La perquisizione è proseguita in forma quasi maniacale e ossessiva con le automobili coinvolte senza peraltro trovare alcunché. L’accusa provocatoria e paradossale è di traffico d’armi. Dal verbale risulta che l’operazione di polizia sia stata attuata usando l’art. 4 della L. 152 del 1975. Ovvero uno degli strumenti normativi previsti dalla legislazione speciale varata per affrontare la fase di emergenza politica e sociale che negli anni 70’ ha segnato la vita del nostro paese determinando manu militari l’annichilimento e la repressione dei  movimenti sociali più radicali.

Riteniamo gravissimo l’accaduto nelle sue forme e nei suoi malcelati obiettivi.  Non in ultimo perché colpisce in maniera vile e ambigua due compagni, attivisti del Laboratorio Acrobax, che hanno subito un’intimidazione mirata evidentemente alla loro struttura politica. La stessa che dal 15 Ottobre scorso viene messa alla berlina e ostinatamente accusata di essere nel “migliore” dei casi referente di un’area radicale dei movimenti contro l’austerity e la precarietà. E nella “peggiore” e più fantasiosa, di essere il perno organizzativo indicato come necessario per dar conto di tutte le violenze di quel giorno e per non rendere conto invece della violenza del potere – che le ha generate e che esse hanno disvelato. Anche nei mesi precedenti alla manifestazione del 15 Ottobre si erano manifestati segnali ed episodi inquietanti e provocatori che avevano già determinato intorno al nostro collettivo un clima di intimidazione e repressione preventiva. Come sempre però con umiltà e determinazione abbiamo proseguito sulla nostra strada senza curarci troppo delle intimidazioni, respingendo al mittente tutte le provocazioni e accuse paradossali, alternate dal linciaggio mediatico e dall’accanimento giudiziario. Dopo questo gravissimo ed ultimo episodio riteniamo necessario prendere parola con un comunicato pubblico e ribadire ciò che da sempre diciamo e sosteniamo con forza.

Rivendichiamo a pieno la nostra attività politica di base e indipendente, radicale e solidale, da sempre a fianco delle lotte sociali, sostenendo le vertenze dei precari, dei senza casa, dei comitati contro le grandi opere e le devastazioni ambientali. Convintamente abbiamo animato sin dal principio l’esperienza dei comitati referendari per l’acqua pubblica e attivamente partecipato alle iniziative nazionali promosse dai Notav in Val di Susa. Questo nello spirito aperto e inequivocabile di contribuire ai processi di conflitto sociale che riteniamo i veri dispositivi di democrazia, i veri spazi di alternativa, il vero motore costituzionale. A fronte di una crisi sistemica e terribilmente costruita e ricercata dalle politiche folli e suicide del neoliberismo, dal basso noi insieme a tante e tanti stiamo passo a passo resistendo alla miseria del presente, costruendo la ricchezza del possibile. Su questa strada crediamo sia necessario impegnarci e dare tutta la nostra energia. Forse è proprio questa passione e desiderio di trasformazione radicale dell’esistente ad essere oggi ancora una volta ingiustamente attaccato e denigrato. Forse è questo che fa paura perché mosso da sfere profonde e incorruttibili della vita comune che stiamo passo dopo passo costruendo.

E allora se il 15 Ottobre come tutti sanno o possono verificare osservando la rivolta di piazza di quel giorno, si produce una generale, diffusa e spontanea degna rabbia, che resiste per ore alle cariche della polizia fatte con i caroselli dei blindati e le nubi tossiche dei gas CS , è più semplice per il potere e le autorità trovare il capro espiatorio, il mostro da sbattere in prima pagina, riempiendo editoriali, articoli e talk show di fantasiose menzogne e strumentali ricostruzioni. E’ sicuramente più facile così piuttosto che affrontare nel merito le questioni sollevate e le richieste non più rinviabili di maggiore diritti e democrazia nella crisi epocale che stiamo attraversando. Ancora una volta quindi saremo a fianco dei più deboli, contro le ingiustizie e l’arroganza dello Stato e dei suoi sgherri, contro la peggiore classe politica che la Repubblica abbia mai conosciuto. A testa alta come sempre continueremo a lottare e a sognare, con amore e con furore. All’intimidazione, alle minacce, a questo clima di provocazioni intendiamo rispondere assieme a tutte quelle e tutti quelli che condividono il nostro spirito impegnandoci a costruire prossimamente un primo appuntamento di confronto sui dispositivi di interdizione delle lotte sociali come momento collettivo di condivisione per ri-costruire la libertà di movimento e il dibattito necessario per poterla affermare e praticare.

Merry Crisis and A Happy New Fear… Fight Back!

Laboratorio Acrobax

Arrivano in 400 tra poliziotti e carabinieri

30-Dic-11

Siglato terzo patto per Roma Sicura
Accordo tra Alemanno, la presidente della Regione Polverini, il presidente della Provincia Zingaretti e il Prefetto Pecoraro

ROMA – Il terzo patto per roma sicura è realtà. L’hanno firmato il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini e il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Alla presenza del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri.

CONTROLLO DEL TERRITORIO – Tra le novità c’è la revisione di commissariati di polizia e caserme dei carabinieri sul territorio (con 400 uomini in più), da potenziare in periferia recuperando uomini e mezzi dalle zone centrali della città. Più telecamere in strada, con nuovi sistemi di videosorveglianza nelle zone sensibili, nei parchi e nelle aree verdi. Sicurezza potenziata nel trasporto pubblico, con cabine blindate per i conducenti e telecamere sui mezzi. Particolare attenzione ai tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nel commercio e nei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture. Uno specifico piano di vigilanza per il litorale. Circa 2,7 milioni di finanziamento da parte degli enti locali.

DA TUTTA ITALIA – Come ha spiegato il ministro, nel corso di una conferenza stampa in prefettura, «si tratta di 400 uomini tra carabinieri e polizia in arrivo da tutta Italia che saranno dislocati sulle strade». I rinforzi per la sicurezza di Roma capitale, ha precisato il prefetto, «arriveranno da gennaio».

ALEMANNO: SFORZO DELLE ISTITUZIONI – «Se ci sono bande e organizzazioni criminali che hanno intenzione di spartirsi Roma devono sapere che non c’è minimamente questa possibilitá». Lo ha assicurato il sindaco Alemanno. «400 uomini in più sulle strade di Roma sono un segnale importante soprattutto alla luce del particolare momento storico di difficoltà economica che il Paese sta vivendo». Il primo cittadino ha poi rivolto un appello «a tutte le forze politiche e della società civile perchè questo sforzo delle istituzioni sia al centro di un più grande sforzo congiunto».

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_dicembre_21/patto-roma-sicura-1902620049743.shtml

CapodannoSottoIlCarcere@Rebibbia 31/12

30-Dic-11
 

LA MATTINA del 31/12 Dalle 11.00 alle 14.00 Tutte/i sotto rebibbia Via Bartolo Longo angolo via U. Majetti

Lenticchiata e grigliata liberatorie Saranno con noi Real rock hi-fi, la Titubanda e Malamurga

Perchè di carcere non si muoia più ma neanche di carcere si viva!

AGGIORNAMENTI DA REGINA COELI

29-Dic-11

Invitiamo tutti e tutte a continuare a scrivere a Giovanni a cui da poco è stata respinta la richiesta dei domiciliari. Giovanni non si arrende ma ha bisogno del nostro sostegno per aspettare che arrivi la sua istanza al tribunale della libertà. E intanto con il nuovo anno tornano vecchi processi: il 10 e il 12 Gennaio Stefano, Robert e Ilaria torneranno davanti al giudice.

Natale al Cie

26-Dic-11

È la notte di Natale, e dentro al Centro si riaccende la battaglia che era rimasta sopita da qualche settimana. Intorno all’una di notte, probabilmente in seguito ad un tentativo di fuga, la polizia ha attaccato i reclusi dell’area rossa con gli idranti e ne ha picchiati duramente almeno tre. Non sappiamo al momento quale sia la situazione nelle altre aree. A presto dettagli e aggiornamenti.

Aggiornamento 25 dicembre. Sono le nove e mezza di sera e parte un’evasione di massa. Non si sa quante aree abbia coinvolto, né quanta gente sia riuscita a scavalcare le recinzioni. Dopo un’oretta i reclusi ripresi sembra siano due.

Aggiornamento 26 dicembre.  Iniziano a circolare i primi dettagli della grande evasione di Natale dal Cie di Torino. Approfittando delle festività natalizie (molti dei militari, poliziotti e crocerossini di stanza al Centro erano alle prese col panettone, e nessun fabbro era intervenuto per riparare le serrature scassate la notte della vigilia) i reclusi di diverse aree sono usciti dalle sezioni e si sono dispersi lungo il perimetro delle recinzioni. Le poche guardie presenti, per paura della massa, si sono rifugiate negli sgabbiotti in attesa di rinforzi. Nel frattempo i reclusi hanno cominciato a scavalcare reti e muri contemporaneamente da ogni lato, sbucando su corso Brunelleschi e su via Mazzarello. Alcuni per scavalcare meglio si sono perfino serviti di una garitta dei militari spostata di peso a ridosso del muro. Almeno un fuggitivo si è ferito nella caduta ed è stato subito catturato. Altri tre sono stati presi all’interno di un capannone nei pressi del Centro, in cui si erano rifugiati. Pare che la loro cattura sia stata favorita dalla segnalazione di un residente e dalla collaborazione attiva dei Vigili del Fuoco. In tutto, avrebbero partecipato all’evasione una sessantina di reclusi. Il numero esatto dei fuggitivi riacciuffati al momento non è noto, mentre quelli che sicuramente ce l’hanno fatta sono almeno una decina una ventina. Questa mattina, la polizia sta effettuando la conta dei reclusi per capire il numero degli evasi.

macerie @ Dicembre 25, 2011

da: http://www.autistici.org/macerie/?p=28994

[Roma] Azzardo incallito a L38 Squat

24-Dic-11

Esplorando la rivolta greca…

22-Dic-11

From the Greek Streets – Irregular updates and articles on the situation in Greece, in English
Exploring Revolt in Greece, by Ross Domoney
Thursday, December 22, 2011

Exploring Revolt in Greece from Ross Domoney on Vimeo.

On December 6th 2008 a police shooting of a 16 year old innocent boy in Athens started a two week revolt in cities around Greece. Three years on people march in remembrance of Alexis Grigoropoulos. Greece now is very much in social and economic turmoil. This films looks at the events surrounding December as well as an inside look to the often cases of revolt in a country that is sinking deeply in recession. This film also explores the role that anti authoritarian movements play in Greece.

Carcere – Proteste a Regina Coeli e Velletri

20-Dic-11

Dopo Ancona, Parma e Bologna, anche a Regina Coeli e Velletri i detenuti hanno scelto di attuare forme di pressione e ammutinamento. Un ministero della giustizia che credeva di aver risolto il problema carcerario con qualche promessa e un po’ di aritmetica, si trova a dover gestire quella che sembrerebbe una nuova ondata spontanea di protesta. Il 18 dicembre, in entrambe le carceri laziali, hanno effettuato le “battiture” concentrandole negli orari di pranzo e cena. A Regina Coeli, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa, si é anche registrato il caso del lancio di una bomboletta di gas accesa contro un secondino che sarebbe riuscito a schivarla.

 

Per alleggerire le carceri si riempiono i commissariati, la grande idea della guardasigilli (anzi guardia-sigilli) Severino

17-Dic-11

Estesa la norma sui domiciliari fino agli ultimi a 18 mesi. Fuori dalle celle forse… in 3 mila, ma solo nel corso dei prossimi 12 mesi (è solo una ottimista stima per eccesso) ma intanto il fermo di polizia viene riportato a 48 ore nei casi in cui non vi è ancora stata la convalida dell’arresto

Paolo Persichetti

Ci volevano loro, i tecnici, gli ottimati, i «dotti medici e sapienti», come recita la canzone di Edoardo Bennato, per fare una pensata del genere. Il meglio del meglio delle università padronali (Bocconi e Luiis) e confessionali (Cattolica), gli iniziati dei circoli finanziari e di potere più influenti del pianeta (Trilateral, Bilderberg) e delle agenzie di rating più tiranniche e truffaldine (Goldman Sachs) hanno ritenuto che se nelle carceri ci sono solo posti in piedi allora la soluzione la si può trovare nelle «camere di sicurezza» dei commissariati, che però essendo circondati da lugubre fama (come ancestrali luoghi di pestaggi, sevizie, maltrattamenti, dove il fermato è in balia di qualsiasi sventura e privo del men che minimo diritto che, al contrario, in carcere almeno sulla carta può avere) andavano rinominati. Dopo averci pensato un po’ l’avvocato Severino ha scovato la nuova definizione: sale di custodia. Un tocco di cosmesi carceraria, una imbellettata di fondo tinta spesso e le rughe callose di quelle fogne, dove negli ultimi tempi si sono verificate più di una tragedia, da Stefano Cucchi, Giuseppe Uva o Sediou Gadiaga, per citarne alcuni, potevano scomparire.

La scelta scellerata del governo nasce da una constatazione: nell’ultimo anno (cifre ufficiali fornite dal Dap) sono entrati nelle carceri 68.411 persone. Nello stesso periodo ne sono uscite 45mila. Ma quel che più colpisce è che la metà è uscita entro 3 giorni dall’arresto e 10 mila dopo un mese. Il carcere funziona come una sorta di porta girevole della società. Un terzo di questi è finito dentro per stupefacenti, solo 1.655 per omicidio, ben 3.463 per resistenza a pubblico ufficiale. Un dato, quest’ultimo, abnorme e allarmante poiché mette in mostra come l’autorità di polizia stessa susciti con il suo intervento il reato. Qualcosa evidentemente non funziona. Per fare fronte a questo turnover impazzito, il governo ha pensato ad un disegno di legge che trasformi la detenzione domiciliare in pena principale per i reati fino a 4 anni.
Nel frattempo si è deciso l’obbligo per le forze di polizia di trattenere gli arrestati nelle camere di sicurezza, «dove per giunta non previsto alcun sindacato ispettivo», sottolinea una contrarissima Rita Bernardini, deputata radicale e membro della commissione giustizia. Ed in effetti l’elevato numero di condanne per resistenza a pubblico ufficiale, oltre ai numerosi casi di violenze all’interno di stazioni e caserme, dovrebbero consigliare maggiore cautela. La permanenza oltremisura in mano alle forze dell’ordine oltre ad accrescere i rischi di violenze, incide negativamente sulla formulazione delle prove. Non fa bene alle indagini e al processo. Oltre all’affollamento ed alle morti, le carceri recentemente assistono ad una preoccupante recrudescenza delle “squadrette punitive”, come i casi di Regina coeli e il processo che si è aperto contro i pestaggi a Sollicciano dimostrano.

Invece di affronatare con una sacrosanta amnistia-indulto i nodi strutturali dell’affollamento carcerario smantellando le leggi liberticide che producono il sovraffollamento (tra queste la Cirielli, la Fini-Giovanardi sulle droghe e le norme che criminalizzano l’immigrazione) il governo, nel corso del consiglio dei ministri che si è tenuto venerdì scorso, ha varato una norma che amplia di 6 mesi la precedente legge Alfano sulla detenzione domiciliare, che ora passa da 12 a 18 mesi. La misura sarà adottata con un decreto, quindi avrà effetto immediato, e riguarderà una fascia molto ristretta di detenuti. Secondo le stime del ministero dovrebbero avvantaggiarsene appena 3300 sui 68 mila reclusi. Il precedente decreto aveva consentito l’uscita di 4000 persone soltanto (delle 11 mila stimate e 6-7 mila preventivate), più o meno «come svuotare con un cucchiaio il mare dell’illegalità presente nelle carceri italiane», ha commentato Rita Bernardini che ha anche annunciato la presentazione di un ordine del giorno nel quale si chiede l’impegno del governo a «prevedere scadenze certe entro le quali dimezzare i procedimenti penali esistenti» e «varare un ampio provvedimento di amnistia e indulto».
Questo allargamento di pochi mesi della detenzione domiciliare dovrebbe permettere un risparmio giornaliero stimato attorno ai 380 mila euro. Si tratta di una norma “a termine” giustificata dalle condizioni eccezionali, che però alcuni vorrebbero far entrare a regime. In effetti l’unico elemento positivo contenuto in questo provvedimento è l’applicazione estesa anche ai recidivi, nonostante abbia perso l’automatismo previsto in prima stesura che lo ha ricondotto nell’alveo delle competenze della magistratura di sorveglianza, perdendo così d’efficacia e intasando gli uffici.
Questo governo, come il precedente, si è reso conto che la legge Cirielli è diventata un tappo che, oltre ad aver aumentato in maniera geometrica le pene, esclude o ritarda l’applicazione della Gozzini ad una moltitudine di detenuti. L’assurdità è che si debba ricorrere ad una norma del genere quando senza la Cirielli l’applicazione piena delle misure alternative avrebbe consentito l’uscita dal carcere di un numero molto più alto di detenuti.

https://insorgenze.wordpress.com/

CALENDARIO DI LOTTA 2012 – CATTIVE PASSIONI

14-Dic-11

E’ USCITO IL CALENDARIO DI LOTTA 2012

CATTIVE PASSIONI

5 euro a sostegno dei detenuti e delle detenute

per copie:    “carlettos84@gmail.com“ (clicca sul link per avere la mail)

 

Manifestazione globale di fine anno: 2011\2012

13-Dic-11

 

 

Appello globale per il giorno di capodanno: manifestazioni rumorose fuori  le prigioni, le galere e i centri di detenzione di tutto il mondo

Manifestazione globale di fine anno: 2011\2012

Fuori e dentro tutte le prigioni, le galere e i centri di detenzione.

Questo evento è ispirato all’appello fatto girare nell’anno 2011 dai compagni del Nord America per una giornata di azione contro le prigioni, che rimane prevalentemente invariato:

Manifestazioni rumorose fuori dalle carceri sono, in alcuni paesi, una continua tradizione. Un modo per esprimere solidarietà durante l’anno nuovo a tutti coloro che sono tenuti prigionieri dallo Stato. Una dimostrazione rumorosa rompe l’isolamento e l’alienazione nelle celle create dai nostri nemici, ma non ci si deve fermare a questo.
La prigione ha una lunga storia all’interno del capitale, essendo una delle forme più arcaiche di prolungata tortura e punizione. E’ stata usata per uccidere alcuni lentamente e per torturare quelli indesiderati – delinquenti per l’ordine regnante- che non hanno bisogno di adattarsi al predeterminato modello di società.

La prigione è usata non solo come un’istituzione, ma come un intero apparato, costruito esternalmente fuori dalle mura della prigione stessa.
Che i nostri nemici, nel modo di definire la nostra vita quotidiana si riferiscano alla prigione, si manifesta in molti luoghi a partire dalle banche che finanziano lo sviluppo delle prigioni (come Wells Fargo, Banco d’ America, BNP Paribas, Banca del West, e Barclays – per quanto riguarda l’Italia aggiungiamo banche, cementificatori, Arturo Berselli Spa e Telecom), alle aziende che hanno il contratto per lo sviluppo delle carceri (come Bergelectric Corporation, SASCO Electric, Engineered Control Systems, MacDonald Miller Facility SLTNS and Kane MFG Corp.), agli investitori dei complessi carcerari (come Barclays Intl. e Merrlin Lynch) fino alla polizia e alle guardie che si nascondono dietro i loro elmetti e dietro il potere dello stato.

Solidarietà non è solo un’espressione della nostra poesia rivoluzionaria che è definita dallo sviluppo dell’analisi anarchica, piuttosto è un’espressione di azioni messe in pratica nella guerra sociale di tutti I giorni. Ecco perchè proponiamo a tutti coloro che hanno una certa e reciproca comprensione del mondo carcerario e delle condizioni che questo crea di ricordare questo giorno, e segnarlo sul proprio  calendario. Per localizzare i punti d’attacco. Per non limitarsi ad una semplice dimostrazione rumorosa, ma per sviluppare autonomamente azioni distinte. Azioni che possano rompere le posizioni banali che bloccano il nostro modo di internalizzare la cosa.

A tutti i compagni conosciuti e a tutti coloro che dobbiamo ancora conoscere . Giusto perchè non ci siamo ancora incontrati questo non significa che non possiamo agire in affinità reciproca. La nostra lotta continua non solo fuori, ma anche dentro. La prigione non è una fine, ma una continuazione. Attraverso momenti di rivolta individuale e collettiva, con i metodi che ciascuno ritiene possibili.

Il fuoco della nostra rabbia deve diffondersi.

Contro le prigioni e il mondo che le mantiene.
Per la guerra sociale.
In memoria di tutti coloro che sono attualmente in prigione

Domenica 18 Dicembre – dalle ore 15 alle ore 24 – Presidio-Concerto sotto il carcere di Prato

12-Dic-11

 

IL PRESIDIO è STATO SPOSTATO A DOMENICA 18 DICEMBRE

 

 

 

INDICAZIONI STRADALI
da Firenze nord

• seguire le indicazioni per AUTOSTRADE
• imboccare l’A11 Firenze-mare (direzione Pisa)
• Uscire all’uscita Prato Ovest (il costo del tragitto è di €1,10)
• Svoltare a destra in viale Leonardo Da vinci (direzione Prato Centro)
• Passare la prima rotonda proseguendo dritto, arrivati in vista di un sottopasso, tenersi sulla
destra (direzione Vaiano) e immettersi nella rotonda soprastante
• Alla rotonda svoltare a sinistra (terza uscita, direzione Vaiano-Vernio) in Viale Chang Zhou
• Proseguire a dritto su viale Nam Dinh, alla rotonda svoltare a sinistra in Via della Pace
• Alla rotonda andare a destra, via di Maliseti (iniziano ad esserci le indicazioni per casa
circondariale)
• Alla rotonda andare a sinistra, quindi subito a destra
• Prendere poi la prima a sinistra e proseguire dritto in via Renzo Grassi
• In fondo alla strada prendere a sinistra, quindi proseguire fino al ponte
• Passato il ponte svoltare subito a sinistra in Via della Montagnola—>SEI ARRIVATO!

Assemblea pubblica alla Sapienza – 14 Dicembre – Ore 16

12-Dic-11

LACRIME E SANGUE?! SACRIFICI?! RIPRENDIAMOCI I NOSTRI DIRITTI!

Viviamo ormai da anni l’ennesima crisi del capitalismo, non una crisi passeggera, ma provocata dal sistema stesso. Mezzi di comunicazione, economisti e governi dicono che da questa crisi si può uscire attraverso i nostri sacrifici, ma non è così. Ci stanno imponendo, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti, gli stessi metodi: drastici tagli alla spesa pubblica, licenziamenti di massa, privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici. Questi metodi non sono altro che la conferma e l’esasperazione, nel contesto di crisi, della tendenza diffusa da ormai 30 anni di neoliberismo e globalizzazione: socializzazione dei debiti privati da un lato e privatizzazione dei servizi sociali dall’altro.

L’attacco che stiamo subendo si estende in vari campi: licenziamenti e riduzioni nette di salario per quanto riguarda il lavoro; nel campo della mobilità carenza di personale, di mezzi, inefficienza di servizi in buona parte della città, il tutto accompagnato dall’aumento del costo dei biglietti; nel campo della sanità riduzione dei servizi pubblici e allo stesso tempo aumento del costo degli stessi; nel campo della formazione scuola e università sono assoggettate alle stesse logiche di speculazione e profitto. Questo attacco è subito doppiamente dalle donne, che specialmente in questa fase si trovano a dover supplire alle carenze dei servizi sociali, perdendo così anche quanto era stato conquistato con le lotte femministe nei decenni passati. Queste misure non porteranno mai ad un benessere diffuso nella società, ma solo all’arricchimento dei soliti noti.

In questo quadro economico, tragica è la situazione della politica istituzionale: tutti i partiti parlamentari sono totalmente assoggettati ai poteri economici e finanziari (a dimostrazione di ciò basti guardare la composizione del nuovo governo Monti, nel quale la maggior parte dei ministri proviene dalle élite finanziaria ed economica). La mancanza di democrazia si sta, ora, rispecchiando anche nella politica: la millantata democrazia liberale evidentemente non funziona.

Oggi più che mai, quindi, si rende necessaria un’opzione antagonista e anticapitalista per fare in modo che non siano, ancora una volta, gli sfruttati a pagare per il padrone.

Sorgono però delle domande alle quali dobbiamo assolutamente trovare delle risposte: come si può agire per fare sì che la rabbia non rimanga isolata in appuntamenti di piazza, ma si organizzi in lotte quotidiane? Come si può agire per fare in modo che siano i padroni, e non gli sfruttati e le sfruttate, a pagare la loro crisi?

Sentiamo la necessità, perciò, di creare uno spazio comune, assembleare per discutere, confrontarci e trovare le risposte che cerchiamo e per individuare delle pratiche che possano essere portate avanti in modo efficace per ribaltare l’attuale situazione. Pensiamo che, per aprire un nuovo ciclo di lotte che sia in grado di mettere in crisi la stabilità del sistema capitalistico, sia necessario partire da pratiche di riappropriazione della ricchezza, dalle autoriduzioni (come quelle sulla bolletta dell’acqua), dalla nascita, o dal rafforzamento dei percorsi di autorganizzazione nei territori, nei posti di lavoro, nelle università e nelle scuole. Crediamo che sia necessario, oggi più che mai, collegare le lotte che già da anni si portano avanti con quelle che vanno via via nascendo in risposta agli attacchi padronali, come quelle delle/i lavoratrici/ori delle pulizie della Sapienza, degli operai ferrotranvieri dell’Atac, dei ferrovieri di Trenitalia, come i precari che lottano per costruirsi un futuro privo di sfruttamenti, come le occupazioni e i tentativi di riappropriazione di ciò che è nostro e che ci spetta di diritto e come le lotte che stanno nascendo e che nasceranno in futuro.

Invitiamo quindi tutte le realtà sociali e tutte le persone che sentono e condividono questa necessità a partecipare all’assemblea pubblica del 14 dicembre, alle ore 16 in aula da definire della facoltà di Geologia dell’Università La Sapienza.

Collettivo Autorganizzato Scienze Politiche
Collettivo Autorganizzato Giurisprudenza
Officina di Fisica “La Sapienza”
Libertari San Lorenzo
C.S.O.A. Ex Snia

 

Bologna, 12 dicembre: processo non accidentale alle anarchiche e agli 
anarchici

10-Dic-11

Nel 42° anniversario dell’orrenda strage di Piazza Fontana, che i tribunali 
italiani hanno decretato essere senza responsabili, a Bologna comincerà il 
processo alle compagne e ai compagni anarchici del Centro di documentazione 
Fuoriluogo.

Poco importa che quella data sia uno scherzo del destino o una coincidenza non 
casuale: rilevante è che, a distanza di quarant’anni, lo Stato capovolga la 
storia portando sul banco degli imputati compagne e compagni che si sono spesi 
generosamente nelle lotte contro lo sfruttamento, le nocività e i Cie-lager 
della democrazia.

L’attacco alle compagne e ai compagni di Fuoriluogo, accusati 
di “associazione per delinquere” oltre ad essere un’operazione sporca e 
manipolatoria è anche un segnale chiaro a tutte e tutti coloro che si 
riuniscono in collettivi e gruppi informali per contrastare lo stato di cose 
esistente.

Come compagne, femministe e lesbiche ci schieriamo apertamente dalla parte di 
Fuoriluogo

– perché con queste compagne e questi compagni abbiamo condiviso un tratto di 
percorso nella lotta contro i Cie, nel pieno rispetto delle reciproche 
specificità e senza dover fronteggiare alcun tentativo di egemonia;

– perché per noi la vera associazione criminale è quella di chi devasta, 
saccheggia, militarizza e bombarda le vite e i territori in nome del profitto e 
degli interessi di pochi;

– perché siamo consapevoli del nostro essere “fuorilegge” nel momento in cui 
abbiamo scelto di contrastare, senza mediazione alcuna, la violenza patriarcale 
dello Stato, dei suoi apparati e dei suoi servitori in divisa;

– perché non ci interessano né la spartizione del potere né le briciole 
istituzionali offerte alle donne per addomesticarle e farle complici di un 
sistema fondato sull’ingiustizia di classe e sul suprematismo razziale;

– perché sappiamo che la montatura orchestrata ai danni delle/dei Fuoriluogo è 
la prova generale della gestione repressiva del conflitto sociale che va 
allargandosi e radicalizzandosi, una gestione repressiva che non risparmierà 
nessuna/o e davanti alla quale è eticamente urgente prendere una posizione 
netta ed esprimere solidarietà attiva a chi ne è attualmente colpita/o;

– perché, come donne autodeterminate, conosciamo fin troppo bene la strategia di 
intimidazione, criminalizzazione e repressione di chi non accetta di piegarsi 
alle norme dominanti: la storia delle caccia alle streghe e dell’internamento 
delle donne ribelli ne è testimonianza.

A tutto questo vogliamo anche aggiungere il nostro disgusto nei confronti 
delle infami operazioni giornalistiche che hanno sostenuto l’operazione 
giudiziaria contro le/i Fuoriluogo. Innanzitutto da parte di quei pennivendoli 
che, all’indomani delle perquisizioni e degli arresti, di una compagna che 
apprezziamo e stimiamo ne hanno fatto un ritratto volutamente caricaturale e 
perverso, proprio in quanto donna e donna “matura”. E poi anche da parte dell’
Espresso che, con il pretesto di un’inchiesta sui “black bloc”, ha ritratto 
le/i Fuoriluogo come un gruppo di fanatici squadristi, razzisti e sessisti, 
allo scopo di delegittimare e screditare con l’infamia non solo questi compagni 
e compagne, ma anche chi, come noi femministe e lesbiche, ne ha condiviso un 
tratto di strada.

Il 12 dicembre saremo in piazza a Bologna, al fianco delle compagne e dei 
compagni di Fuoriluogo e facciamo appello alle compagne, femministe e lesbiche 
che lottano contro le gabbie e le violenze dello Stato patriarcale perché 
partecipino al presidio indetto in piazza del Nettuno a Bologna a partire dalle 
ore 10.00 – o, in alternativa, ad organizzare nei propri territori iniziative 
di solidarietà con le/i processati e contro questo sistema di profonda 
ingiustizia sociale, di repressione e di controllo.

Noinonsiamocomplici

Coordinamenta femminista e lesbica di collettivi e singole-Roma

Collettivo Femminista Magliana-Roma

GLF- Gruppo di lavoro femminista-Roma contro i Cie e contro il controllo sociale

Alcune compagne milanesi

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12 DICEMBRE 1969-2011:
LA GIUSTIZIA NON ESISTE IN UN SISTEMA DI POTERE

Già il 12 Dicembre 1969 a Milano furono accusati gli anarchici per la strage di piazza Fontana, portando alla morte “accidentale” di Pinelli, defenestrato dagli uffici della questura .
Oggi come allora, il 12 dicembre 2011, lo stato si appresta a processare dei ragazzi di Bologna per un’associazione a delinquere con finalità eversiva dell’ordine democratico.
GLI ANNI PASSANO, IL CLICHÈ DELL’ANARCHICO = TERRORISTA RESTA.
I reati contestati sono resistenze, danneggiamenti, manifestazioni e presidi non autorizzati; e cioè, nella pratica: presidi davanti a Cie e Carceri, manifestazioni antifasciste, lotte contro le nocività, iniziative di controinfomazione ( volantinaggi, presentazioni di libri e video, iniziative in piazza, … ).
Chiunque è solidale con chi è in carcere, con i migranti, chi non crede in questa democrazia costruita su frontiere, prigioni e fascismi di vario tipo e osa alzare la testa viene considerato terrorista.

MA CHI È OGGI COME IERI IL VERO TERRORISTA?
Il “suicidio” di Pinelli non è il primo né l’ultimo della lunga lista di omicidi di stato, che passa dalle bombe nelle piazze dell’Italia degli anni settanta, alle morti nelle carceri e nelle questure, ai naufragi provocati dalla politica di “accoglienza”-respingimento sull’immigrazione, agli stupri, pestaggi e decessi nei CIE, alle tante morti sul lavoro. Questi non sono certo episodi isolati dovuti a poche mele marce, ma la consuetudine di un sistema di potere.

A FRONTE DI TUTTO CIÒ IL VERO TERRORISTA È LO STATO CHE:
•    in nome del delirio securitario nella rossa Bologna mette democraticamente i sigilli allo spazio di documentazione Fuoriluogo, spazio di incontro e discussione al di fuori di logiche commerciali e autoritarie;
•    in nome del progresso militarizza intere valli e territori, togliendoli alla popolazione, per consegnarli a speculatori che le devastano per farne profitto (dal Tav, alle discariche in Campania, alle città );
•    in nome della democrazia bombarda popolazioni intere nascondendo sempre i soliti interessi economici.

Carcerazioni preventive, sorveglianza speciale controlli soffocanti sono ormai la norma di un sistema sempre più diseguale e volto solo alla difesa degli interessi delle classi dominanti, banche e speculatori , che ha cambiato solo la maschera rispetto agli anni della strategia della tensione.
Oggi, fogli di via, divieti di dimora e altri provvedimenti che privano della libertà sono l’attuazione di uno stato di polizia.

Scopo della repressione è uniformarci, è il controllo e la demonizzazione del diverso, è trovare un capro espiatorio con cui distogliere l’attenzione rispetto ai veri responsabili di tutta la merda di questo sistema.
L’anarchico spaventa perchè la spontaneità, la libertà e la diversità, non si possono controllare, uniformare né omologare, quindi lo si isola, lo si processa, e quando si può lo si butta giù dalla finestra.

DAVANTI A TUTTO CIÒ STARE A GUARDARE COME SPETTATORI SILENTI RENDE COMPLICI

OGGI COME IERI TERRORISTA È LO STATO
SOLIDARIETÀ A CHI SI RIBELLE ED AGLI INGUAIATI CON LA LEGGE!

Anarchiche/ci a Bergamo

Ancona, rivolta nel carcere

10-Dic-11

“Questa è una polveriera”

Un gruppo di detenuti magrebini incendia le lenzuola. La protesta sedata dagli agenti, ma i sindacati di polizia penitenziaria denunciano condizioni ormai insopportabili: 440 ospiti per una capienza di 178

ANCONA – Il carcere di Montacuto, ad Ancona, scoppia e i problemi di sovraffollamento e in generale le condizioni di vita all’interno del penitenziario hanno fatto divampare la protesta, accendendo tra la tarda serata di ieri e questa mattina una rivolta cui ha preso parte una ventina di detenuti, tutti maghrebini, che si sono asserragliati nelle celle armati di lamette da barba per poi appiccare incendi in cinque-sei locali. La protesta è stata spenta dalla polizia penitenziaria in assetto antisommossa, e non vi sarebbero stati feriti. L’emergenza ora è rientrata e i detenuti sono in isolamento.

Tutto è cominciato ieri sera, quando un detenuto marocchino si è cucito la bocca con ago e filo. Altri hanno dato alle fiamme le lenzuola, e oggi la contestazione è ripresa, con un altro magrebino che si è cucito la bocca. Poi il caos, con piccoli roghi, alimentati da bombolette di gas da campeggio, spenti dal personale con gli estintori. Il fumo ha invaso la sezione interessata dagli incidenti, e i detenuti che non vi avevano preso parte sono stati messi in sicurezza. Nessuno, tra i carcerati e gli agenti, è stato ricoverato in ospedale, ma è probabile che qualcuno abbia fatto ricorso alle cure in infermeria.

Che Montacuto sia una polveriera è ormai noto, tanto che, solo due giorni fa, il capo dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta vi ha fatto una visita a sorpresa. Oggi, ha ammesso che le condizioni del carcere sono “difficili”, a causa del sovraffollamento,  della mancanza di personale e di carenze varie, aggiungendo che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria esaminerà in tempi rapidi gli interventi da adottare.

E non si contano le interrogazioni parlamentari sul problema del sovraffolamento: 440 detenuti a fronte di una capienza di 178. Ultima in ordine di tempo quella dei parlamentari radicali Rita Bernardini e Mario Perduca ai ministri della Giustizia e della Sanità, in cui si segnalava il fatto che i detenuti dormono su materassi per terra perché il carcere è ormai al collasso. Mentre la protesta di oggi sarebbe stata motivata anche dalla mancanza di riscaldamento.

Anche il Garante regionale dei detenuti, Italo Tanoni, ha inviato giorni fa una lettera al neo ministro della Giustizia Paola Severino – che oggi si è messa immediatamente in contatto con Ionta per chiedere informazioni – facendo presente che “con il rapporto di 236 detenuti ogni 100 posti (la media Ue è 97 su 100, quella italiana 148 su 100), la struttura di Ancona è al quarto posto nella graduatoria del sovraffollamento assieme a Catania”.
I sindacati della polizia penitenziaria tornano a far sentire la propria voce: “Ancona – dice il segretario regionale e consigliere nazionale del Sappe Aldo Di Giacomo – è ormai un caso nazionale, come vado ripetendo da tempo. Ma questo non giustifica quello che è avvenuto: per i responsabili della rivolta auspico punizioni esemplari”. “Quello accaduto nel carcere di Montacuto è un episodio gravissimo – gli fa eco il segretario nazionale dell’Ugl Giuseppe Moretti -. L’istituto vive delle gravi problematiche a causa del sovraffollamento, problema che riguarda gran parte delle strutture italiane ed è per questo che, per evitare il ripetersi di simili e ingiustificabili episodi, servono provvedimenti urgenti”.

Gli ultimi dati nazionali forniti due giorni fa dalla Uil penitenziari parlano di una popolazione carceraria che ha sfondato quota 68mila persone, a fronte di una capienza di 44.385 posti. I detenuti sono diventati esattamente 68.017 (65.121 gli uomini, 2.896 le donne), 23.632 in più di quanto gli istituti potrebbero contenerne. Il sovraffollamento medio nazionale ha così raggiunto il 53,2%.

da:  http://www.repubblica.it/cronaca/2011/12/09/news/rivolta_carcere_ancona-26345023/?ref=HREC1-2