SGOMBERATO SPAZIO OCCUPATO NO TAV VIA LIBIA 67 BOLOGNA
MERCOLEDÌ 18 APRILE VERSO LE 8.00 DEL MATTINO AL NUOVO SPAZIO OCCUPATO NO TAV IN VIA LIBIA 67 SI SONO PRESENTATI SBIRRI DI OGNI TIPO IN UN’AZIONE CONGIUNTA TRA MUNICIPALE, CARABINIERI, POLIZIA, DIGOS, VIGILI DEL FUOCO E CELERE PER PROCEDERE ALLO SGOMBERO.
Gli sbirri, dopo aver speso una buona mezz’ora per capire come poter entrare nell’edificio e superare le barricate all’ingresso, hanno
portato via di peso una parte degli occupanti. Otto compagne, invece, sono riuscite a salire sulla parte più alta del tetto e a resistere
fino alle 12.30 quando la digos le ha portate via di peso dopo l’intervento dei vigili del fuoco conducendole in questura e
identificandole tramite fotosegnalazione. Per tutti è scattata la denuncia per invasione di edificio e alcuni sono stati denunciati per
essersi rifiutati di dare le proprie generalità. Alla richiesta di esibire la carta di identità hanno risposto di chiamarsi “No Tav”.
Prima di arrivare allo sgombero, diretto in toto dalla digos, è stata sabotata l’auto di un occupante NO TAV, mettendo in pericolo la sua vita
e quella dei passeggeri. Il tubo del radiatore è esploso mentre la macchina correva a 120 km/h in autostrada in corsia di sorpasso. Dal
parere del meccanico il danno sembra essere stato provocato da un taglio netto e verticale fatto in precedenza sul tubo. La macchina era stata parcheggiata nei giorni precedenti nei pressi dell’occupazione NO TAV.
La sera del 13 aprile avevamo occupato lo stabile di proprietà della provincia situato in via Libia 67 IN RISPOSTA AGLI ESPROPRI DEI TERRENI DELLA POPOLAZIONE DELLA VAL SUSA, LEGALIZZATI IL GIORNO 11 APRILE, PER LA COSTRUZIONE DELLA LINEA FERROVIARIA AD ALTA VELOCITÀ TORINO-LIONE.
Da tempo il ritornello “portare la Valle in città” sta rimbalzando in tutta Italia arrivando ad oltrepassarne i confini. Siamo convinti che
questo significhi innanzitutto riportare in ogni città la determinazione che le lotte dei valsusini hanno avuto nel corso degli ultimi 20 anni, per riuscire ad individuare in ogni territorio le pieghe delle contraddizioni di questo sistema e ad infilarsi al loro interno per contrastarle.
Viviamo in territori violentati in nome delle scelte economico-politico-strategiche di chi detiene le chiavi del potere.
Lorsignori ci parlano di “valorizzazione del territorio” e di “riqualificazione” e per farlo rendono i nostri quartieri e le nostre valli degli eterni cantieri con la promessa di farci vivere in luoghi migliori, più efficienti, più funzionali, più sicuri… ma ciò che resta è solo la devastazione delle lobbies del cemento.
Progettano il futuro sulla base di un efficientismo economico che non risponde a null’altro se non ai loro stessi profitti chiedendo però
enormi sacrifici a tutti noi. Puntano a relegare nelle periferie dell’esistente chi è sfruttato, perchè se alzasse la testa sarebbe
troppo pericoloso. Incarcerano chi si oppone ai loro meccanismi di sfruttamento e devastazione perchè in questa società è necessario
restare allineati per far parte del gioco.
Riempiono le strade di valle e di città di sbirri e militari per abituarci alla loro presenza e alla loro idea di sicurezza basata su una
violenza bruta ma legalizzata.
Il mondo che vogliamo non è solo un mondo senza TAV. Questo ci ha insegnato la lotta che da anni va avanti in Val di Susa. A Bologna
avevamo occupato uno stabile di proprietà della provincia che come ultima destinazione ha avuto quella di sede della polizia municipale.
Dopo due bandi di vendita andati a vuoto l’area di via Libia 67 è rimasta inutilizzata. Avevamo aperto uno spazio non per farne un fortino
(come dicevano i giornali nei giorni dell’occupazione), ma per creare un luogo di socialità autentica e non quella che ci impone chi non sa far altro che costruire centri commerciali, per condividere ciò che ciascuno di noi conosce e sa fare, per sviluppare legami diversi da
quelli che ci impongono il lavoro, la velocità del denaro, la paura di non saper cos’altro cercare.
Non ci lasceremo intimidire né ci arrenderemo di fronte ai loro sabotaggi, ai loro sgomberi e alle loro denunce.
Temono la libertà perchè le loro gerarchie non la possono controllare, non ne conoscono la bellezza e non la conosceranno mai.
OCCUPANTI NO TAV VIA LIBIA 67 – BOLOGNA
da: Informa-azione