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[15 Ottobre] Arresti e perquisizioni per gli scontri del 15 ottobre

Operazione di Digos e Ros in diverse città italiane, da Padova a Cosenza nelle indagini per gli incidenti alla manifestazione degli Indignati a Roma. Secondo gli inquirenti, il gruppo responsabile dell’incendio del blindato dei carabinieri veniva da Teramo. Scontro fra pm e gip

ROMA – Un’operazione della Digos e dei carabinieri del Ros è stata condotta in diverse città d’Italia nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri e le devastazioni avvenuti durante la manifestazione organizzata dal movimento degli Indignati a Roma il 15 ottobre scorso. A quanto si apprende, perquisizioni sono in corso a Roma, Teramo, Ancona, Civitanova Marche, Padova e Cosenza. Polizia e carabinieri hanno notificato sette ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e sei obblighi di dimora.

La procura aveva chiesto l’arresto in carcere per tutti gli indagati, ma il gip non ha accolto la richiesta ed ha disposto misure meno severe. Contro tale decisione la procura ha annunciato ricorso immediato al tribunale del riesame.

I destinatari dei provvedimenti sono accusati a diverso titolo dei gravi episodi di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale commessi quel giorno da gruppi di “black bloc” infiltrati nei cortei promossi dal movimento degli Indignati. Le indagini sono state coordinate dal pool antiterrorismo della Procura di Roma e sono state condotte in stretta collaborazione dal Ros e dalla Digos di Roma, che negli ultimi mesi sarebbero riusciti a identificare i responsabili delle violenze, coloro che hanno devastato numerosi bancomat e banche, negozi, uffici del ministero della Difesa, oltre ad avere incendiato macchine e un blindato dei carabinieri.

 

Le indagini, come spiega una nota dei carabinieri, sono state sviluppate nei confronti di “soggetti inseriti all’interno dell’area antagonista e anarchica nazionale”, nonché in direzione di alcune componenti provenienti dalle tifoserie ultras. Tra queste è emerso un gruppo proveniente dalla provincia di Teramo, all’interno del quale erano inseriti esponenti dell’area antagonista e di Azione antifascista Teramo che si sarebbero resi responsabili di più azioni criminose lungo lo svolgimento del corteo e in particolare dell’assalto e dell’incendio al furgone blindato dei carabinieri in piazza San Giovanni. Tra i destinatari dei provvedimenti della Procura ci sarebbe anche Davide Rossi, militante di Azione antifascista e primo dei non eletti nelle fila di Rifondazione comunista alle ultime comunali di Teramo. A confermarlo è stato l’avvocato Filippo Torretta.
L’operazione ha riguardato l’esecuzione di 5 misure cautelari a Roma (2 arresti domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla PG); 4 misure degli arresti domiciliari a Teramo e provincia, nei confronti di esponenti di “azione antifascista Teramo” e delle locali frange violente delle tifoserie; un caso di arresti domiciliari ad Ancona; tre misure dell’obbligo di presentazione alla polizia a Padova, Cosenza e Macerata, nonché 14 decreti di perquisizione locale e personale nelle medesime località. I dettagli dell’operazione saranno illustrati in una conferenza stampa alla procura della Repubblica di Roma.

da: Repubblica