Nonostante la stanchezza accumulata dalle due giornate precedenti passate in strada tra cortei, occupazioni e assemblee, nonostante la pioggia che ha battuto incessantemente per tutta la giornata,la determinazione e la voglia di andare avanti sono ancora forti anche in vista del corteo di Albano previsto per il giorno dopo. Si decide quindi di proseguire queste giornate all’Università La Sapienza per svolgere, come da programma, l’assemblea convocata per le ore 17:00.
Portare la Valle in città vuol dire portare solidarietà alla Valle in lotta in ogni luogo, nonché diffondere modalità e pratiche che lì hanno trovato nuovo vigore; uno stimolo ancheper conoscere e unire le lotte che diversi comitati portano avanti ogni giorno. Lotte che si autorganizzano dal basso per bloccare vecchi e nuovi progetti di cementificazione e speculazione in ogni territorio o lembo di terra che non sia ancora stato messo a profitto. Il Collettivo casa per tutt@ ha aperto l’assemblea raccontando della recente occupazione e dello sgombero della Fazenda avvenuto giovedi mattina. Il primo tentativo era fallito il giorno prima anche grazie all’occupazione del deposito logistico di trenitalia che ha attirato i “tutori” del profitto dall’altra parte della città. Lo spazio abitativo e il terreno circontante sono stati sottratti all’abbandono e restituiti al quartiere da una ventina di giovani e famiglie che hanno occupato lo spazio anche per rispondere alla necessità di un abitare che sia libero dal ricatto del mercato degli affitti.
Un ragazzo del centro sociale Auro e Marco ci ha parlato dei possibili progetti di cementificazione del Parco Spinaceto e dello scandalo dei Punti Verdi Qualità. Un giro di centinaia di milioni di euro finanziati dal comune di Roma dal 1995 per “riqualificare” le periferie romane attraverso la realizzazione di centri sportivi, strutture commerciali e ristoranti all’interno di parchi pubblici e zone verdi. Gli appalti come sempre affidati ai soli amici e parenti delle varie giunte che si sono succedute negli anni. A Spinaceto diverse iniziative di sensibilizzazione vengono portate avanti per fermare la costruzione delle strutture sportive all’interno del parco.
Simile è la situazione del Parco dei Colli d’Oro esposta dal Comitato di Labaro. I lavori nel parco però sono iniziati e il cantiere, dopo diverse iniziative degli abitanti della zona, visti gli attacchi sabotatori subiti, viene ora difeso da una sicurezza privata. Anche il Comitato Parco dei Colli d’Oro ha in programma nuove iniziative per cercare di bloccare la colata di cemento prima che il parco venga definitivamente cancellato.
L’assemblea di Aguzzano si vede per difendere l’utilizzo sociale del Parco di Aguzzano che, rischia di diventare un’estensione del carcere di Rebibbia. All’interno del parco c’è uno stabile che potrebbe diventare un luogo di reclusione ed isolamento per madri detenute con i propri figli. Evidente l’abisso che corre tra un parco pubblico con uno spazio adibito alle attività sociali, ed una zona militarizzata con una gabbia di isolamento, dove rinchiudere dei bambini con le proprie madri.In questo caso il problema non si risolverebbe facendo costruire questa struttura da un’altra parte ma evitandone la costruzione ovunque questo dovesse accadere.
Interessanti anche le diverse esperienze dei comitati NOPUP(Piano Urbano Parcheggi) di Via dei Noci a Centocelle, il comitato NOPUP Indignati di San Paolo/Garbatella, il Comitato di quartiere Pigneto/Prenestino e il Comitato di Villa Certosa che in modi diversi si battono per fermare il folle progetto dei parcheggi sotterranei. Diffusi a macchia di leopardo in tutta la città e promossi come soluzione al problema della mobilità nella città di Roma, producono solo nuove colate di cemento eliminando ogni pezzo di verde. La difesa di questi fazzoletti di terra e degli alberi decennali che vi sono piantati ha maggior efficia laddove ci si organizza dal basso ripensandoli e utilizzandoli collettivamente. I comitati organizzano diversi tipi di iniziative anche coordinandosi dove possibile con i comitati più prossimi geograficamente.
Il Comitato di Quartiere Quadraro ci parla dell’esperienza dell’Orto Insorto. Uno spazio verde abbandonato ed utilizzato come discarica trasformata collettivamente in un orto sociale curato dagli abitanti del quartiere. Il tutto nell’ambito della lotta che stanno portando avanti per fermare le speculazioni edilizie nel quartiere.
Dai racconti e dagli scambi è emerso come questi interventi di “riqualificazione” vengono progettati ed avviati all’insaputa dei residenti o, laddove se ne parla, lo si fà per fini propagandistici, quindi con assoluta mancanza di trasparenza. I diversi progetti trovano resistenze da parte di chi se li vede cadere dall’alto perchè sono inutili e costosi oltre al fatto che devastano i territori nei quali vengono attuati e ne disgregano ulteriormente i legami sociali, sottraendo luoghi di aggregazione per sostituirli con luoghi di consumo o nuova speculazione edilizia.
In un territorio metropolitano oltre la difesa delle aree verdi, anche la riappropriazione e utilizzo collettivo di stabili o luoghi lasciati al degrado o all’abbandono rappresenta una risposta concreta per fermare le speculazioni partendo anche dai bisogni comuni.
Una delle questioni sottolineate nei diversi inetrventi è il carattere trasversale delle persone che si attivano in difesa di un determinato territorio, persone che spesso non appartenengono a partiti politici e non si avvicinano ad un comitato a partire da una posizione ideologica ma a partire da un bisogno o un problema specifico. E’assolutamente trasversale anche il partito del cemento e della devastazione dei territori che trova validi esponenti nelle più diverse fazioni politici con progetti che vengono promossi da amministrazioni di ogni orientamento politico.
Diversi sono stati gli interventi che hanno auspicato una maggior collaborazione per il futuro, a sostegno delle reciproche iniziative. L’esigenza condivisa di sentirsi meno soli, di schierarsi, fianco a fianco, nelle differenze ma con la stessa determinazione!
A causa dei numerosi interventi e del poco tempo a disposizione non c’è stato modo di approfondire i molti spunti di riflessione che sono emersi dalla richezza e anche dalle diversità che i vari comitati hanno messo a disposizione del dibattito. Molte anche le similitudini che le varie esperienze di lotta hanno trovato con il movimento NOTAV, cogliendo a pieno la proposta e lo spirito per portare la valle in ogni città. E’stato solo un primo momento di connessione, consapevoli che ce ne saranno altri.
Si parte, si torna, insieme!!!