Per non dimenticare.
Appello per una giornata di lotta e solidarietà nel 35° anniversario dell’assassinio di Giorgiana Masi
Sabato 12 maggio 2012
Il 12 maggio del 1977 le squadre speciali dell’allora ministro dell’Interno Francesco Kossiga assassinavano Giorgiana Masi, compagna femminista scesa in piazza insieme a tante e tanti altri nell’anniversario della vittoria referendaria sul divorzio. Insieme a tante e tanti altri aveva sfidato il divieto di manifestare imposto dal governo dopo la morte dell’agente Passamonti nel corso di scontri di piazza. Quel giorno migliaia di compagne e compagni si ripresero il diritto e la libertà di manifestare tra cortei e barricate, ai quali le forze di polizia risposero sparando candelotti lacrimogeni e colpi di arma da fuoco. Picchiati e maltrattati anche fotografi, giornalisti e passanti. Con il passare delle ore la resistenza della piazza si fece più decisa anche con il lancio di molotov.
Pochi minuti prima delle 20, durante l’ennesima carica della polizia, due compagne furono raggiunte da proiettili sparati da Ponte Garibaldi, dove erano attestati poliziotti, carabinieri e agenti in borghese. Elena Ascione rimase ferita a una gamba. Giorgiana Masi, 18 anni, studentessa del liceo Pasteur, venne centrata alla schiena. Morì durante il trasporto in ospedale.
Le chiare responsabilità emerse a carico di polizia, questore, Ministro dell’Interno, porteranno il governo con la complicità vergognosa del PCI, a intessere una fitta trama di omertà e menzogne. Cossiga prima elogiò in Parlamento “il grande senso di prudenza e moderazione” delle forze dell’ordine, poi fu costretto a modificare la propria versione dei fatti, ammettendo la presenza delle squadre speciali: tra gli uomini in borghese armati furono riconosciuti il commissario Gianni Carnevale e l’agente della squadra mobile Giovanni Santone. Continuò però a negare che la polizia avesse sparato, pur se smentito da testimoni, foto e filmati.
L’inchiesta per omicidio si concluse nel 1981 con sentenza di archiviazione del giudice istruttore Claudio D’Angelo “per essere rimasti ignoti i responsabili del reato”.
Questa, in breve, la storia di quella giornata da cui sono passati 35 anni.
Da almeno 15 anni non si svolge una manifestazione nazionale in ricordo di Giorgiana, l ‘ultima fu nel 1997.
Da almeno 10 anni non si svolge neanche più un corteo cittadino.
Oggi si impone uno scatto di coscienza. In questi ultimi tempi assistiamo a una crescente repressione dello Stato contro movimenti e individui, diversi per pratiche e ispirazioni, ma tutti mossi da una critica alla società esistente.
Il numero delle persone arrestate, rinchiuse e trattate, perché socialmente non disciplinate, sale di giorno in giorno. Gli arrestati e arrestate del 15 ottobre hanno passato e passeranno settimane o mesi nelle patrie galere o ai domiciliari, condannati e condannate a pene esemplari per il semplice reato di resistenza aggravata. Uno di loro, Giovanni, si trova ancora in carcere a Velletri, mentre è stato condannato a 3 anni e 4 mesi.
Ai militanti No TAV, arrestati lo scorso 26 gennaio e di cui alcuni ancora in carcere, lo Stato ha presentato il conto per essersi messi in gioco in prima persona in una lotta sempre più ampia, nella quale si riconoscono sempre più persone e settori sociali in lotta, mentre aumentano sempre più le manganellate distribuite in tutta la penisola ogni qual volta si scende in piazza per difendere la propria dignità, i propri bisogni collettivi, i propri sogni.
Proponiamo quindi un’assemblea cittadina all’Università La Sapienza Venerdì 20 aprile ore 17 per organizzare, promuovere, costruire tutte e tutti insieme, Sabato 12 Maggio, una grande giornata di lotta alla repressione e solidarietà con chi viene colpita e colpito dalla stessa, dagli arrestati e arrestate, condannati e condannate del 15 ottobre, agli arrestati e arrestate No TAV.
Per ricordare Giorgiana.
Evasioni – Rete contro il carcere, i Cie e la repressione
da: http://www.inventati.org/rete_evasioni/