La battaglia di Ðiện Biên Phủ segna la fine della Guerra d’Indocina, combattuta dalle forze Vietnamite del movimento di indipendenza (Việt Minh) comandate da Hồ Chí Minh, contro le truppe d’occupazione francesi. Dopo 9 anni di un conflitto iniziato con il bombardamento francese di Haiphong nel ’46, cadeva finalmente il dominio occidentale su Vietnam del Nord, Laos e Cambogia. Come sappiamo, l’emancipazione del Vietnam del Sud ebbe storia più travagliata.
Verso la fine del 1953 i francesi iniziarono a costruire un’imponente base aerea nella piana di Ðiện Biên Phủ. L’intento era quello di consolidare la propria mano nella partita che si sarebbe giocata di lì a poco alla Conferenza di Ginevra, con una grossa vittoria. Circa 13.000 uomini ersero in pochi mesi un intricato sistema di trincerazione e di bunkers attorno alla base, conquistando e fortificando le otto colline che la circondavano.
Ai primi di marzo divenne chiaro agli occupanti che i Việt Minh si stavano preparando alla controffensiva, concentrando un importante numero di truppe nell’area.
La notte del 13 marzo iniziò con un attacco a sorpresa l’offensiva comunista, sotto la direzione del generale Võ Nguyên Giáp. Con poche e rapide mosse i Việt Minh erano riusciti a circondare la base con grosse batterie di mortai pesanti, che solo la prima notte scaricarono sugli assediati oltre 9.ooo colpi. La battaglia venne presto spostata da Giáp su diversi fronti: tutte le postazioni collinari erano costrette solo sulle proprie forze, essendo troppo distanti dalla base e tra di loro, per potersi dare man forte. Ciò che colse di sopresa i francesi fu l’aver sottovalutato la capacità di muoversi su di un terreno così accidentato del nemico, che invece riuscì a portare fin sotto il loro naso un gruppo di fuoco di così grandi dimensioni.
Già alla fine di marzo, con le forze e il parco d’artiglieria acquisito, Giáp avrebbe potuto lanciare tutti i suoi battaglioni contemporaneamente contro le difese di Dien Bien Phu e schiacciare la guarnigione all’interno. Invece si decise per delle azioni meno costose che facessero “sanguinare lentamente l’elefante che muore”.
I francesi riuscirono a resistere fino all’inizio dei lavori della Conferenza di Pace di Ginevra (che iniziarono il 26 aprile), ma soccombettero il 7 di maggio, dopo un ultimo assalto frontale dei vietnamiti.
Quell’asso che il governo di Parigi avrebbe voluto nella sua mano al tavolo ginevrino, si era dimostrato la carta vincente della partita di Hồ Chí Minh, che ottenne la libertà per il nord del paese ed elezioni imminenti al sud, che a ragione avrebbero unificato il Vietnam sotto una repubblica comunista.
Le forze occidentali come è noto non rispettarono l’ultima parte del trattato, ma un’altra vittoria, questa volta firmata Việt Cộng, nacque da queste premesse.
Ai primi di marzo divenne chiaro agli occupanti che i Việt Minh si stavano preparando alla controffensiva, concentrando un importante numero di truppe nell’area.
La notte del 13 marzo iniziò con un attacco a sorpresa l’offensiva comunista, sotto la direzione del generale Võ Nguyên Giáp. Con poche e rapide mosse i Việt Minh erano riusciti a circondare la base con grosse batterie di mortai pesanti, che solo la prima notte scaricarono sugli assediati oltre 9.ooo colpi. La battaglia venne presto spostata da Giáp su diversi fronti: tutte le postazioni collinari erano costrette solo sulle proprie forze, essendo troppo distanti dalla base e tra di loro, per potersi dare man forte. Ciò che colse di sopresa i francesi fu l’aver sottovalutato la capacità di muoversi su di un terreno così accidentato del nemico, che invece riuscì a portare fin sotto il loro naso un gruppo di fuoco di così grandi dimensioni.
Già alla fine di marzo, con le forze e il parco d’artiglieria acquisito, Giáp avrebbe potuto lanciare tutti i suoi battaglioni contemporaneamente contro le difese di Dien Bien Phu e schiacciare la guarnigione all’interno. Invece si decise per delle azioni meno costose che facessero “sanguinare lentamente l’elefante che muore”.
I francesi riuscirono a resistere fino all’inizio dei lavori della Conferenza di Pace di Ginevra (che iniziarono il 26 aprile), ma soccombettero il 7 di maggio, dopo un ultimo assalto frontale dei vietnamiti.
Quell’asso che il governo di Parigi avrebbe voluto nella sua mano al tavolo ginevrino, si era dimostrato la carta vincente della partita di Hồ Chí Minh, che ottenne la libertà per il nord del paese ed elezioni imminenti al sud, che a ragione avrebbero unificato il Vietnam sotto una repubblica comunista.
Le forze occidentali come è noto non rispettarono l’ultima parte del trattato, ma un’altra vittoria, questa volta firmata Việt Cộng, nacque da queste premesse.