IL 12 DICEMBRE 2011 LO STATO PROCESSA GLI ANARCHICI
Orchestrata dalla collaborazione tra Ministero degli Interni, Eni e Procura di Bologna nella persona della pm Morena Plazzi e messa in atto dalla digos bolognese, l’operazione repressiva scattata nello scorso aprile contro 27 persone arriva all’udienza di rinvio a giudizio.
All’alba del 6 aprile i servi dello Stato hanno invaso le nostre case alla ricerca di prove ed espedienti per incarcerarci e dividerci, accusandoci di associazione a delinquere con finalità eversiva. Subito sono scattati gli arresti preventivi e altri provvedimenti cautelari e il sequestro dello Spazio di Documentazione Fuoriluogo. Nei mesi successivi sbirri e procura hanno continuato a colpire chi si è mostrato solidale offrendo spazi e supporto e non si è lasciato intimidire dalla violenza della repressione.
Ma cosa ci contestano?
Ci dicono che i nostri rapporti, i nostri spazi, le nostre pratiche e le nostre idee sono i fondamenti di un’associazione a delinquere. Tengono in piedi il loro castello accusatorio sulla base di reati quali resistenze, danneggiamenti, manifestazioni e presidi non autorizzati, i soliti capi di imputazione che gravano sulle spalle di chi porta avanti delle lotte.
Perché un’associazione a delinquere?
Perché lo Stato ha bisogno di trovare un espediente giudiziario per contenere la rabbia di tanti confinandola a pochi, creando separazione tra buoni e cattivi e addossandoci categorizzazioni gerarchiche a noi estranee.
Chi vuole intensamente godere della libertà, riuscire ad assaporarla e a condividerla, chi vuole continuare a lottare senza compromessi contro un mondo sempre più marcio fatto di gerarchie e denaro, si troverà sempre di fronte a un’uniforme pronta a impedirglielo ma incontrerà anche tanti appassionati rapporti di complice affinità.
Soprattutto in tempi di crisi come quelli attuali, in cui è sempre più palese che il capitalismo non ha veramente più nulla da offrire, si verificano esplosioni di rabbia e le possibilità di rivolta tornano ad essere anche qui da noi una minaccia, l’allusione a voler godere appieno della propria libertà diventa pericolosa per chi ha da mantenere i propri privilegi e ancora una volta viene processata.
Il 12 dicembre 2011, anniversario della strage di Stato di piazza Fontana, lo Stato processa gli anarchici.