Dopo il 15 ottobre, in tutto il mondo il movimento di opposizione sociale alle politiche di austerity non si ferma: dai due giorni di sciopero generale in Grecia con scontri sotto al parlamento fino a Oakland, in California, città un tempo roccaforte della Pantere Nere, dove i/le manifestanti sono stati caricati/e con manganelli e lacrimogeni. Tanto per fare un paio di esempi.
Qui in Italia la giornata del 15 ottobre ha lasciato strascichi difficili da gestire: il centro-sinistra prende le distanze dal movimento e addirittura invoca arresti di massa e leggi speciali (si leggano le dichiarazioni di Vendola, Di Pietro e Ferrero); la parte di movimento ad esso più vicina, che plaude alle rivolte quando sono lontane nel tempo o nello spazio, si accoda a questa condanna senza appello, con prese di posizioni moraliste che dimostrano un’incapacità d’analisi vergognosa.
La verità raccontata da giornali e TV, capitanati da “La Repubblica”, è imbarazzante: con false interviste e falsi scoop si cerca di dimostrare che la manifestazione che ha sfilato per Roma il 15 fosse “compatibile” con il sistema economico vigente, tentando così di ricondurla all’interno dell’anti-berlusconismo. A far degenerare il tutto, sarebbe stato un complotto ordito da pochi cattivissimi che, col sostegno di ultrà da stadio e altri mostri simili, avrebbero costretto i poveri poliziotti a intervenire, quasi a mani nude per colpa dei tagli del governo.
Sappiamo bene che, in realtà, non c’era nessuna “regia occulta”. Per questo torniamo ad esprimere totale solidarietà a tutti e tutte quelli/e che sono finiti nell’occhio del ciclone mediatico (come compagni e compagne di Acrobax, di Askatasuna, del movimento No TAV, di Gramigna).
Non possiamo restare in silenzio di fronte a tutto questo.
Il primo motivo è che dodici giovani compagni e compagne rastrellati/e a caso durante la manifestazione sono ancora in carcere.
C’è stata una prima ondata di perquisizioni e denunce in tutta Italia e per quello che leggiamo in questi giorni su “Il Messaggero” e “Il Tempo” sappiamo che a breve ci saranno nuove denunce, fermi, perquisizioni e arresti.
Tutto l’arco politico costituzionale, da Maroni a Vendola con Napolitano in testa, sono uniti nel chiedere di arrestare i violenti: e la Procura li accontenterà.
Il secondo motivo è che dobbiamo continuare a promuovere le lotte sociali e l’opposizione alle politiche di austerity, interrogandoci su come la rabbia che si esprime nelle grandi piazze possa dare forma alle lotte quotidiane.
Cominciamo con il non lasciare solo o sola chi è attualmente in carcere.
Torniamo sotto Regina Coeli e sotto Rebibbia Femminile
Costruiamo insieme un presidio di solidarietà in occasione dell’udienza del Tribunale del Riesame che si terrà mercoledi 2 novembre a Piazzale Clodio
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