Il 14 settembre 2009 alcuni compagni, una compagna e alcuni occupanti della ex scuola 8 marzo di Via dell’Impruneta della Magliana, occupata da poco più di due anni, vengono arrestati dai Carabinieri con un assurdo e scenografico spiegamento di forze. Tale arresto fu il momento più spettacolare di una infame montatura, voluta da noti esponenti del PDL, portata avanti dall’arma dei Carabinieri e dalla magistratura, e amplificata a tambur battente da una altrettanto infame campagna stampa sui giornali dei palazzinari, che ha dipinto come un racket criminale una delle tante occupazione nate per rispondere all’emergenza casa nella nostra città.
L’operazione politico-poliziesca mirava a colpire una piccola realtà di lotta autorganizzata, ma potenzialmente colpiva tutti i movimenti di lotta per il diritto all’abitare, cercando di far passare le normali pratiche di autogestione della convivenza come crimini odiosi. Per fare questo gli inquirenti non hanno esitato a distorcere la realtà in modo paradossale, e ad inventare di sana pianta interi episodi “criminali”. Per esempio, secondo gli inquirenti, la normale colletta effettuata dall’assemblea degli/delle occupanti (di 15 euro) per la manutenzione dello stabile, è diventata una estorsione degna di una cosca camorristica.
Tutto questo gli è riuscito solo in parte: sono riusciti a tenere gli arrestati e l’arrestata settimane in carcere e mesi agli arresti domiciliari. Sono riusciti anche a tagliare qualunque rapporto tra l’occupazione “8 marzo” e i movimenti di lotta per il diritto all’abitare, impedendo qualunque pratica di autogestione al suo interno, purtroppo anche grazie al comportamento infame di molte/i occupanti, che, ad un certo punto, si son schierati con i carabinieri invece che con i compagni e le compagne.
L’occupazione infatti è da tempo estranea a qualunque percorso di lotta, non ha alcun rapporto né con il centro sociale Macchia Rossa né con i Movimenti di lotta per la casa, ed è sprofondata nel degrado, manipolata dall’esterno dai carabinieri di Magliana…
Però gli inquirenti non sono riusciti ad isolare gli arrestati e l’arrestata dai movimenti di lotta per il diritto all’abitare e dai compagni e dalle compagne antagonisti/e, la cui risposta veemente e compatta agli arresti, e nelle mobilitazioni successive, ha chiarito che chi colpisce uno o una di noi colpisce tutti e tutte noi, e questo sicuramente avrà il suo peso nella malaugurata ipotesi di un tentativo di ripetere l’operazione in altre situazioni.
Rimane tutta da scrivere la pagina relativa all’esito giudiziario di tutto questo: l’11 novembre si terrà l’udienza preliminare che deciderà sul rinvio a giudizio dei compagni e della compagna per reati quali associazione a delinquere, estorsione, furto, possesso di armi da guerra e violenze varie. Riteniamo necessario che, fin dalla prima udienza si renda palese che il processo ha un importante valenza politica: l’autorganizzazione è un crimine o no?
Noi diciamo di no, diciamo che la solidarietà è un’arma e che la lotta paga. Chiediamo quindi a tutti e tutte di aiutarci a costruire una campagna di lotta cittadina, e perché no, nazionale, per difendere i compagni e la compagna sotto processo e fargli sentire tutta la nostra solidarietà militante.
Venerdi 11 Novembre ore 11
Presidio di solidarietà a Piazzale Clodio