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[Mosca] L’anarchico Alexei Soutouga ha bisogno del vostro aiuto

22-Apr-12

L’anarchico russo Alexei Soutouga è stato arrestato e messo in detenzione in un centro di carcerazione provvisoria. Per difenderlo l’Anarchist Black Cross di Mosca lancia un appello alle donazioni. 


http://juralib.noblogs.org/files/2012/04/01.png

 

Impegnato nella lotta antifascista, Alexei veniva prelevato da uomini in borghese durante un presidio antifascista in piazza. Accusato di hooliganismo, per più di ventiquattro ore non si sono avute sue notizie. Più delle accuse generiche che gli vengono imputate pesa il sostegno che Alexei ha profuso in supporto di Alexei Olessinov, altro compagno anarchico attualmente detenuto.

Per inviare benefit: Leggere le istruzioni (in inglese)

Maggiori informazioni sul caso Alexei:

inglese: http://avtonom.org/en/news/anarchist-alexey-sutuga-was-arrested-and-remanded-moscow-help-needed

francese: http://juralib.noblogs.org/2012/04/21/moscou-lanarchiste-alexei-soutouga-a-besoin-de-votre-aide/

[Atene] VOX Squat Rioccupato

22-Apr-12

Lo Squat VOX a Exarcheia rioccupato questa notte da centinaia di persone; più di mille persone al concerto di solidarietà in piazza Exarcheia

 

Lo Squat VOX che ieri era stato sgomberato e sigillato dalla polizia, è stato rioccupato questa notte da centinaia di solidali. Le persone hanno divelto le placche d’acciaio che sigillavano lo squat e verso mezzanotte c’erano più di mille persone al concerto di solidarietà organizzato dal collettivo dello squat. Forze di polizia sono presenti alla periferia di Exarcheia ma sembra che, per ora, non abbiano nessuna intenzione di intervenire.

[Web] Sequestro del server ECN

21-Apr-12

Attacco all’anonimato

Lo scorso mercoledì, 18 aprile, alle 16:00 ora di New York City (le 22:00 ora italiana), le autorità Federali statunitensi hanno rimosso un server dalla colocation condivisa da Riseup Networks e May First/People Link a New York City. Il server sequestrato era gestito dall’italiana ECN.org il più vecchio fornitore di servizi internet indipendente d’Europa che, tra le altre cose, fornisce il servizio di anonymous remailer Mixmaster, obiettivo di un’indagine dell’FBI in merito alle minacce di attentati all’Università di Pittsburgh.

“L’azienda che gestisce la struttura ha confermato che il server è stato rimosso in concomitanza con la presentazione di un mandato di perquisizione presentato dall’FBI – ha dichiarato il direttore di May First/People Link, Jamie McClelland -. Il sequestro del server non rappresenta solo un attacco contro di noi, ma contro tutti gli utenti di Internet che dipendono dalle comunicazioni anonime”.

Hanno subito interruzioni da questo sequestro accademici, artisti, storici, gruppi di femministe, gruppi che si occupano dei diritti dei gay, archivi di documentazioni e gruppi che si occupano della libertà di parola. Il server includeva la mailing list Cyber-Rights, la più vecchia mailing list italiana di discussione sui diritti digitali, un gruppo di solidarietà ai migranti messicani e altre mailing list che si occupano di attività di supporto a popoli che lottano per la loro autodeterminazione e ai lavoratori in America Latina, Africa e nei paesi caraibici. In totale oltre 300 caselle di posta elettronica, tra le 50 e le 80 mailing list e molti siti web sono stati tolti da Internet con quest’azione. Nessuno di questi è coinvolto nelle minacce di attentati.

“L’FBI sta usando un approccio molto pesante, spegnendo i servizi per centinaia di utenti per via delle azioni di un anonimo – ha dichiarato Devin Theriot-Orr, portavoce di Riseup -. Questo risulta particolarmente maldestro se si considera che è improbabile che sul server vengano trovate tracce delle email incriminate”.

“Siamo solidali con l’Università di Pittsburgh che ha dovuto far fronte a queste spaventose minacce per settimane. Siamo contrari a questo genere di azioni. Tuttavia, prendere il server non fermerà le minacce. L’unico efetto è quello di interrompere l’uso di email e siti web per migliaia di persone che non hanno niente a che fare con questo – ha continuato Theriot-Orr -. In più, il network di anonymous remailer che esiste non viene intaccato dall’eliminazione di questa macchina. Quindi non possiamo che chiederci perché sia stata intrapresa un’azione così drastica quando le autorità sono venute a sapere che nessuna informazione utile alle loro indagini avrebbe potuto essere trovata sul server”.

Presumibilmente, l’FBI ha sequestrato il server perché ospita un anonymous remailer chiamato Mixmaster. Gli anonymous remailer vengono utilizzati per inviare email in maniera anonima o con pseudonimi. Come altri servizi di anonimizzazione, tra cui per esempio la rete Tor, questi remailer sono largamente usati per proteggere l’identità di attivisti dei diritti umani che mettono se stessi e i loro familairi in grave pericolo riportando informazioni che riguardano violazioni e abusi. I remailer sono importanti anche per attivisti per la democrazia che lavorano sotto regimi repressivi e chiunque voglia diffondere informazioni vitali e importanti che altrimenti non potrebbero essere diffuse.

Il software Mixmaster, nello specifico, è progettato per rendere impossibile per chiunque il tracciamento delle email. Il sistema non registra log delle connessioni, dettagli su chi ha mandato i messaggi o su come questi sono stati spediti. Questo perché la rete Mixmaster è pensata per resistere alla censura e proteggere la privacy e l’anonimato. Sfortunatamente, alcune persone usano la rete in maniera sbagliata. Tuttavia, paragonati agli usi leggittimi, gli abusi sono molto rari. Non c’è, in ogni caso, una motivazione leggittima per cui l’FBI debba sequestrare il server dato che non potranno comunque ottenere alcuna informazione utile sul mittente. Si tratta di una punizione che va oltre la competenza delle autorità e un attacco alla libertà di parola e all’anonimato su internet e serve a intimorire gli altri fornitori di servizi di anonymous remailer.

In assenza di ogni altro progresso, l’FBI deve dimostrare di fare dei passi avanti nel caso e questo ha significato dover sequestrare un server in modo da poter dire che stanno facendo qualcosa. Ma quello che quest’azione dimostra è che brancolano nel buio e sono disposti a colpire persone innocenti pur di proteggere le loro carriere.

Qualche informazione sulle organizzazioni coinvolte

MyFirs/People Link (mayfirst.org) è un’organizzazione politica progressista che ridefinisce il concetto di “Internet Service Provider” in maniera collettiva e collaborativa. I membri di May First/People Link sono attivisti che eleggono un Leadership Committee per dirigere l’organizzazione. Come una cooperavita, i membri pagano un contributo, comprano attrezzature e poi le condividono per la gestione di siti web, email, mailing list e per altri scopi legati a Internet.

Riseup Networks (riseup.net) fornisce strumenti di comunicazione online per persone e gruppi che lavorano per il cambiamento sociale. Riseup crea alternative democratiche e pratiche di autodeterminazione controllando i propri mezzi di comunicazione.

ECN (European Counter Network – ecn.org) è il più antico fornitore di servizi internet indipendenti in Europa che fornisce email gratuite, mailing list e siti ad organizzazioni, attivisti e movimenti che si occupano di diritti umani, libertà di parola e di informazione in Italia e in Europa. L’antifascismo è uno dei principi fondanti di ECN che lavora per una società più equa e giusta. Anni fa, molto prima della nascita di piattaforme come YouTube o Vimeo, ECN a lanciato NGVision, la prima piattaforma per la diffusione e la condvisione di video realizzati durante manidestazioni o a testimonianza di violazioni di diritti. Oggi ECN lavora principalmente con gruppi e movimenti antifascisti e antinazisti in tutta Europa, fornendo spazio e risorse a collettivi politici e centri sociali.

Due domande e qualche altra spiegazione

D: Mixmaster permette ai criminali di compiere crimini?
R: I criminali possono già commettere crimini. Dal momento in cui decidono di infrangere la legge, hanno già molte opzioni a disposizione che garantiscono loro più privacy di quanto non possa fare Mixmaster. Possono rubare cellulari, usarli e poi buttarli via. Possono intrufolarsi in computer in Korea o Brasile e usarli per lanciare azioni abusive. Possono usare spyware, virus e altre tecniche per prendere il controllo letteralmete di milioni di macchine Windows in tutto il mondo.
Mixmaster punta a fornire protezione alle persone comuni che vogliono seguire la legge. Solo i criminali godono di privacy in questo momento e noi vogliamo porre rimedio a questo.
Alcuni promotori dell’anonimato spiegano che accettare gli usi cattivi insieme a quelli buoni è un compromesso, ma c’è di più. I criminali e altri malintenzionati hanno le motivazioni per imparare come arrivare all’anonimato buono e molti sono disposti anche a pagare bene pur di arrivarci. Essere in grado di rubare e riutilizzare identità di vittime innocenti, rende tutto ancora più facile. Le persone normali, d’altro canto, non hanno il tempo o i soldi da spendere per scoprire come arrivare alla vera privacy online. Questo è il peggiore dei mondi possibili.

Quindi, sì, i criminali in teoria possono usare mixmaster, ma hanno già opizioni migliori e sembra improbabile che eliminare mixmaster dal mondo possa impedire ai criminali i commettere reati. Allo stesso tempo, Mixmaster e altre misure mirate alla privacy possono combattere i ladri di identità, crimini fisici come lo stalking etc etc.

D: Come funzionano Mixmaster e gli Anonymous Remailer?
R: Gli Anonymous Remailer funzionano connettendosi ad altri anonymous remailer a catena e ognuno nella catena rimuove gli header delle email rendendo impossibile risalire al mittente originario. Il sito del Progetto Tor riporta una lista di utenti tipici di questo e altri sistemi di anonimato e qui trovate la home page di Mixmaster.

per contatti: inr(at)riseup.net

da: RiseUp

[Bologna] Sgomberato Spazio Occupato No Tav di via Libia 67

20-Apr-12


SGOMBERATO SPAZIO OCCUPATO NO TAV VIA LIBIA 67 BOLOGNA

MERCOLEDÌ 18 APRILE VERSO LE 8.00 DEL MATTINO AL NUOVO SPAZIO OCCUPATO NO TAV IN VIA LIBIA 67 SI SONO PRESENTATI SBIRRI DI OGNI TIPO IN UN’AZIONE CONGIUNTA TRA MUNICIPALE, CARABINIERI, POLIZIA, DIGOS, VIGILI DEL FUOCO E CELERE PER PROCEDERE ALLO SGOMBERO.

Gli sbirri, dopo aver speso una buona mezz’ora per capire come poter entrare nell’edificio e superare le barricate all’ingresso, hanno
portato via di peso una parte degli occupanti. Otto compagne, invece, sono riuscite a salire sulla parte più alta del tetto e a resistere
fino alle 12.30 quando la digos le ha portate via di peso dopo l’intervento dei vigili del fuoco conducendole in questura e
identificandole tramite fotosegnalazione. Per tutti è scattata la denuncia per invasione di edificio e alcuni sono stati denunciati per
essersi rifiutati di dare le proprie generalità. Alla richiesta di esibire la carta di identità hanno risposto di chiamarsi “No Tav”.

Prima di arrivare allo sgombero, diretto in toto dalla digos, è stata sabotata l’auto di un occupante NO TAV, mettendo in pericolo la sua vita
e quella dei passeggeri. Il tubo del radiatore è esploso mentre la macchina correva a 120 km/h in autostrada in corsia di sorpasso. Dal
parere del meccanico il danno sembra essere stato provocato da un taglio netto e verticale fatto in precedenza sul tubo. La macchina era stata parcheggiata nei giorni precedenti nei pressi dell’occupazione NO TAV.

La sera del 13 aprile avevamo occupato lo stabile di proprietà della provincia situato in via Libia 67 IN RISPOSTA AGLI ESPROPRI DEI TERRENI DELLA POPOLAZIONE DELLA VAL SUSA, LEGALIZZATI IL GIORNO 11 APRILE, PER LA COSTRUZIONE DELLA LINEA FERROVIARIA AD ALTA VELOCITÀ TORINO-LIONE.
Da tempo il ritornello “portare la Valle in città” sta rimbalzando in tutta Italia arrivando ad oltrepassarne i confini. Siamo convinti che
questo significhi innanzitutto riportare in ogni città la determinazione che le lotte dei valsusini hanno avuto nel corso degli ultimi 20 anni, per riuscire ad individuare in ogni territorio le pieghe delle contraddizioni di questo sistema e ad infilarsi al loro interno per contrastarle.
Viviamo in territori violentati in nome delle scelte economico-politico-strategiche di chi detiene le chiavi del potere.
Lorsignori ci parlano di “valorizzazione del territorio” e di “riqualificazione” e per farlo rendono i nostri quartieri e le nostre valli degli eterni cantieri con la promessa di farci vivere in luoghi migliori, più efficienti, più funzionali, più sicuri… ma ciò che resta è solo la devastazione delle lobbies del cemento.
Progettano il futuro sulla base di un efficientismo economico che non risponde a null’altro se non ai loro stessi profitti chiedendo però
enormi sacrifici a tutti noi. Puntano a relegare nelle periferie dell’esistente chi è sfruttato, perchè se alzasse la testa sarebbe
troppo pericoloso. Incarcerano chi si oppone ai loro meccanismi di sfruttamento e devastazione perchè in questa società è necessario
restare allineati per far parte del gioco.
Riempiono le strade di valle e di città di sbirri e militari per abituarci alla loro presenza e alla loro idea di sicurezza basata su una
violenza bruta ma legalizzata.

Il mondo che vogliamo non è solo un mondo senza TAV. Questo ci ha insegnato la lotta che da anni va avanti in Val di Susa. A Bologna
avevamo occupato uno stabile di proprietà della provincia che come ultima destinazione ha avuto quella di sede della polizia municipale.

Dopo due bandi di vendita andati a vuoto l’area di via Libia 67 è rimasta inutilizzata. Avevamo aperto uno spazio non per farne un fortino
(come dicevano i giornali nei giorni dell’occupazione), ma per creare un luogo di socialità autentica e non quella che ci impone chi non sa far altro che costruire centri commerciali, per condividere ciò che ciascuno di noi conosce e sa fare, per sviluppare legami diversi da
quelli che ci impongono il lavoro, la velocità del denaro, la paura di non saper cos’altro cercare.

Non ci lasceremo intimidire né ci arrenderemo di fronte ai loro sabotaggi, ai loro sgomberi e alle loro denunce.
Temono la libertà perchè le loro gerarchie non la possono controllare, non ne conoscono la bellezza e non la conosceranno mai.

OCCUPANTI NO TAV VIA LIBIA 67 – BOLOGNA

da: Informa-azione

[No Tav] Con le mani, con la testa, col cuore: lettere notav dal carcere

20-Apr-12

A tre mesi dagli ultimi arresti contro il movimento No-Tav sei compagni rimangono ancora sequestrati nelle carceri del Belpaese. Per sentirli più vicini e amplificare il loro pensiero oltre le mura che ci separano, abbiamo deciso di inviare loro alcune domande e di dare voce alle loro risposte. Per ora ci sono pervenute solo le lettere di Mau, Giorgio e Marcelo, da cui abbiamo estratto alcune parti. In attesa delle risposte di Juan, Alessio e Luca, questo è un primo contributo che ci sentiamo di dare, anche in vista di sabato 21 Aprile, giornata milanese di solidarietà agli arrestati che prevede un corteo sotto San Vittore e un concerto hip pop in Piazza 24 maggio.

Scarica il file audio

Qui puoi trovare le lettere complete:

– Lettera di Mau

– Lettera di Giorgio

– Lettera di Marcelo

da: Radio Cane

[15 Ottobre] Continua la caccia alle streghe dopo il 15 ottobre

20-Apr-12

Strombazzata operazione di polizia questa mattina, perquisizioni e controlli in tutta Italia ancora in seguito alle indagini successive alla manifestazione del 15 ottobre a Roma. I controlli e le perquisizioni sono stati effettuati a Roma, Teramo, Padova, Cosenza ed in varie altre località.
Il primo contributo audio è una corrispondenza con un compagno di Teramo.
Il secondo contributo è una chiaccherata con un compagno del coordinamento cittadino di lotta per la casa di Roma.
Il terzo contributo è una corrispondenza con un compagno di Cosenza

da: RadioOndaRossa

[Berlino] Incontro sulla lotta No Tav

20-Apr-12

[Grecia] Maxi operazione di polizia nel quartiere Exarcheia

20-Apr-12

Maxi operazione di polizia nel quartiere di Exarcheia, due squat anarchici sgomberati; tutta la zona è al momento sotto coprifuoco e isolata da pesanti forze di polizia.

Verso le 6.50 di venerdi mattina, pesanti forze di polizia hanno condotto simultaneamente operazioni nei confronti di due nuovi spazi occupati anarchici nel quartiere di Exarcheia: l’edificio al 60 di via Valtetsiou, e l’edificio abbandonato del cinema Vox in piazza Exarcheia. L’ultimo occupato da qualche settimana e la cui apertura era prevista per questo sabato.

Si pensa che i raid polizieschi seguano gli ordini di G. Sanidas, procuratore dell’Alta Corte di Atene, che ha iniziato la sua carriera dopo essere stato nominato dal regime della Giunta nei primi anni settanta. La storia, va notato, non manca certo di una peculiare ironia.

Mentre scriviamo, alle 12,33 ora di Atene, l’intero quartiere di Exarcheia è cordonato da pesanti forze di polizia mentre lo squat K-VOX è stato sigillato.

Maggiori informazioni in seguito.

da: Occupied London

[15 Ottobre] Arresti e perquisizioni per gli scontri del 15 ottobre

20-Apr-12

Operazione di Digos e Ros in diverse città italiane, da Padova a Cosenza nelle indagini per gli incidenti alla manifestazione degli Indignati a Roma. Secondo gli inquirenti, il gruppo responsabile dell’incendio del blindato dei carabinieri veniva da Teramo. Scontro fra pm e gip

ROMA – Un’operazione della Digos e dei carabinieri del Ros è stata condotta in diverse città d’Italia nell’ambito dell’inchiesta sugli scontri e le devastazioni avvenuti durante la manifestazione organizzata dal movimento degli Indignati a Roma il 15 ottobre scorso. A quanto si apprende, perquisizioni sono in corso a Roma, Teramo, Ancona, Civitanova Marche, Padova e Cosenza. Polizia e carabinieri hanno notificato sette ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e sei obblighi di dimora.

La procura aveva chiesto l’arresto in carcere per tutti gli indagati, ma il gip non ha accolto la richiesta ed ha disposto misure meno severe. Contro tale decisione la procura ha annunciato ricorso immediato al tribunale del riesame.

I destinatari dei provvedimenti sono accusati a diverso titolo dei gravi episodi di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale commessi quel giorno da gruppi di “black bloc” infiltrati nei cortei promossi dal movimento degli Indignati. Le indagini sono state coordinate dal pool antiterrorismo della Procura di Roma e sono state condotte in stretta collaborazione dal Ros e dalla Digos di Roma, che negli ultimi mesi sarebbero riusciti a identificare i responsabili delle violenze, coloro che hanno devastato numerosi bancomat e banche, negozi, uffici del ministero della Difesa, oltre ad avere incendiato macchine e un blindato dei carabinieri.

 

Le indagini, come spiega una nota dei carabinieri, sono state sviluppate nei confronti di “soggetti inseriti all’interno dell’area antagonista e anarchica nazionale”, nonché in direzione di alcune componenti provenienti dalle tifoserie ultras. Tra queste è emerso un gruppo proveniente dalla provincia di Teramo, all’interno del quale erano inseriti esponenti dell’area antagonista e di Azione antifascista Teramo che si sarebbero resi responsabili di più azioni criminose lungo lo svolgimento del corteo e in particolare dell’assalto e dell’incendio al furgone blindato dei carabinieri in piazza San Giovanni. Tra i destinatari dei provvedimenti della Procura ci sarebbe anche Davide Rossi, militante di Azione antifascista e primo dei non eletti nelle fila di Rifondazione comunista alle ultime comunali di Teramo. A confermarlo è stato l’avvocato Filippo Torretta.
L’operazione ha riguardato l’esecuzione di 5 misure cautelari a Roma (2 arresti domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla PG); 4 misure degli arresti domiciliari a Teramo e provincia, nei confronti di esponenti di “azione antifascista Teramo” e delle locali frange violente delle tifoserie; un caso di arresti domiciliari ad Ancona; tre misure dell’obbligo di presentazione alla polizia a Padova, Cosenza e Macerata, nonché 14 decreti di perquisizione locale e personale nelle medesime località. I dettagli dell’operazione saranno illustrati in una conferenza stampa alla procura della Repubblica di Roma.

da: Repubblica

[Torino] Da Ravenna a Torino

18-Apr-12


manifesto ravenna 1

Questa mattina un piccolo corteo improvvisato ha percorso le strade di Porta Palazzo, tutto intorno al mercato. Una cinquantina di persone tra compagni e gente del quartiere conosciuta durante le lotte che piano piano si stanno costruendo in zona. Tutti ad urlare: «Carabinieri assassini!».

Al megafono si racconta la storia di Hamdi Ben Hassen, il ragazzo tunisino crivellato di colpi la notte di Pasqua colpevole di non essersi fermato ad un posto di blocco dei Carabinieri nei pressi di Ravenna. Un nome in più nella lista impressionante di morti che negli ultimi anni i tutori dell’ordine hanno scritto nelle strade, nelle carceri o nelle caserme di tutta Italia. Un nome che, per una volta, lega a sé pure un tentativo di riscossa, giacché per due volte in pochi giorni i parenti e gli amici di Hamdi hanno bloccato Ravenna per urlare la propria rabbia – e non solo il proprio dolore.

Scarica le locandine (1234) affisse durante il corteo e leggi il volantino distribuito:

Contro la violenza della polizia

A Ravenna, la notte dell’8 aprile polizia e carabinieri hanno condotto una caccia all’uomo per le strade della città, inseguendo un auto che non si era fermata ad un posto di blocco.
La caccia si è conclusa quando un carabiniere ha sparato 14 colpi contro l’auto uccidendo l’autista, Hamid Ben Hassen un ragazzo tunisino di 27 anni, gli amici che erano con lui sono stati arrestati e si trovano tuttora in carcere.
Una storia come tante altre, purtroppo. Uno dei tanti omicidi compiuti negli ultimi tempi dalle forze dell’ordine, nei commissariati, nelle carceri, nei Cie e nelle strade. Una storia che in genere tutti dimenticano abbastanza in fretta, in qualche giorno, il tempo di sparire dalle pagine dei giornali. Questa volta però qualcuno ha reagito. Nei giorni successivi, più volte, dei ragazzi tunisini hanno manifestato nelle strade di Ravenna con al collo la foto di Hamid, urlando tutta la propria rabbia per il suo assassinio. Una rabbia che evidentemente ha preoccupato tanto le autorità cittadine quanto i rappresentanti della comunità tunisina che hanno annullato una manifestazione prevista per sabato 14 aprile.
In solidarietà ai carabinieri avrebbe invece voluto manifestare, il lunedì successivo, l’organizzazione fascista Forza Nuova. Nella serata di lunedì alcuni anarchici, decisi ad impedire la manifestazione fascista, sono stati circondati dalla polizia e portati in questura.
Il 25 aprile, a Bologna, si svolgerà una manifestazione contro gli omicidi e la violenza poliziesca.
Non possiamo restare in silenzio davanti a quello che è accaduto a Ravenna.
Non possiamo restare in silenzio di fronte alla violenza quotidianamente commessa dalla polizia. La loro presenza nei quartieri in cui viviamo è una minaccia. Dobbiamo smetterla di avere paura. Dobbiamo smetterla di sentirci impotenti. E’ ora di reagire ed organizzarsi per difendersi dalla polizia.

ضد عنصرية الشرطة

في رافينا, ليلة 8 ابريل قامت الشرطة الايطالية بمطاردة شاب في طرقات المدينة متتبعين سيارة التي لم تتوقف في حاجز امني
انتهت المطاردة عندما قامت الشرطة باطلاق 14 رصاصة اتجاه السيارة على اترها قتل صاحب السيارة المسمى حميد بن حسن شاب تونسي 27 سنة الاصدقاء اللذين كانو في صحبته القي القبض عليهم الان يوجدون داخل السجن
هذه القصة مثل جميع القصص الاخرى هذه القصة من بين الكثير من حواذث القتل التي ارتكبتها الشرطة الايطالية في مخافر الشرطة و في السجون و في مراكز الطرد و في الشوارع هذه الحادثة و مثل جميع الحوادث الناس تنساها بسرعة و بسهولة في بضعة ايام هذه المرة احدهم قد تدخل في هذه الايام و اكثر من مرة الشباب التونسي تظاهروا في الشوارع و بصحبتهم صورة الشاب حميد يصرخون بكل قوتهم ضد قاتله
هذه المظاهرات القوية شغلت بال المواطنين حيث ان المنظمين التونسيين لمظاهرة اربعة عشر ابريل الغو تلك المظاهرة لكي لا تقع صدامات
جمعية من العنصريين و الشرطة ارادو عمل مظاهرة يوم الاثنين في عشية الاثنين المتضامنين قررو ايقاف هده المظاهرة العنصرية الفاشية تم ايقاف المتضامنين و اقتيادهم الى مخفر الشرطة
في الخامس و العشرين من ابريل في بولونيا ستكون هناك مظاهرة ضد حوادث القتل و اعتداءات الشرطة
لا يمكننا السكوت اكثر على ما وقع في رافينا
لا يمكننا البقاء ساكتين على الاعتداءات التي تقوم بها الشرطة وجودهم في شوارعنا و احياءنا تهديد لسلامتنا يجب علينا الحد من الخوف
الان يجب علينا الاتحاد و العمل على ايقاف هده الجراءم التي ترتكبها الشرطة

da: macerie

[Roma No Tav] Venerdì 13 Aprile

18-Apr-12

 

Nonostante la stanchezza accumulata dalle due giornate precedenti passate in strada tra cortei, occupazioni e assemblee, nonostante la pioggia che ha battuto incessantemente per tutta la giornata,la determinazione e la voglia di andare avanti sono ancora forti anche in vista del corteo di Albano previsto per il giorno dopo. Si decide quindi di proseguire queste giornate all’Università La Sapienza per svolgere, come da programma, l’assemblea convocata per le ore 17:00.

 

Portare la Valle in città vuol dire portare solidarietà alla Valle in lotta in ogni luogo, nonché diffondere modalità e pratiche che lì hanno trovato nuovo vigore; uno stimolo ancheper conoscere e unire le lotte che diversi comitati portano avanti ogni giorno. Lotte che si autorganizzano dal basso per bloccare vecchi e nuovi progetti di cementificazione e speculazione in ogni territorio o lembo di terra che non sia ancora stato messo a profitto.  Il Collettivo casa per tutt@ ha aperto l’assemblea raccontando della recente occupazione e dello sgombero della Fazenda avvenuto giovedi mattina. Il primo tentativo era fallito il giorno prima anche grazie all’occupazione del deposito logistico di trenitalia che ha attirato i “tutori” del profitto dall’altra parte della città. Lo spazio abitativo e il terreno circontante sono stati sottratti all’abbandono e restituiti al quartiere da una ventina di giovani e famiglie che hanno occupato lo spazio anche per rispondere alla necessità di un abitare che sia libero dal ricatto del mercato degli affitti.

Un ragazzo del centro sociale Auro e Marco ci ha parlato dei possibili progetti di cementificazione del Parco Spinaceto e dello scandalo dei Punti Verdi Qualità. Un giro di centinaia di milioni di euro finanziati dal comune di Roma dal 1995 per “riqualificare” le periferie romane attraverso la realizzazione di centri sportivi, strutture commerciali e ristoranti all’interno di parchi pubblici e zone verdi. Gli appalti come sempre affidati ai soli amici e parenti delle varie giunte che si sono succedute negli anni. A Spinaceto diverse iniziative di sensibilizzazione vengono portate avanti per fermare la costruzione delle strutture sportive all’interno del parco.

Simile è la situazione del Parco dei Colli d’Oro esposta dal Comitato di Labaro. I lavori nel parco però sono iniziati e il cantiere, dopo diverse iniziative degli abitanti della zona, visti gli attacchi sabotatori subiti, viene ora difeso da una sicurezza privata. Anche il Comitato Parco dei Colli d’Oro ha in programma nuove iniziative per cercare di bloccare la colata di cemento prima che il parco venga definitivamente cancellato.

L’assemblea di Aguzzano si vede per difendere l’utilizzo sociale del Parco di Aguzzano che, rischia di diventare un’estensione del carcere di Rebibbia. All’interno del parco c’è uno stabile che potrebbe diventare un luogo di reclusione ed isolamento per madri detenute con i propri figli. Evidente l’abisso che corre tra un parco pubblico con uno spazio adibito alle attività sociali, ed una zona militarizzata con una gabbia di isolamento, dove rinchiudere dei bambini con le proprie madri.In questo caso il problema non si risolverebbe facendo costruire questa struttura da un’altra parte ma evitandone la costruzione ovunque questo dovesse accadere.

Interessanti anche le diverse esperienze dei comitati NOPUP(Piano Urbano Parcheggi) di Via dei Noci a Centocelle, il comitato NOPUP Indignati di San Paolo/Garbatella, il Comitato di quartiere Pigneto/Prenestino e il Comitato di Villa Certosa che in modi diversi si battono per fermare il folle progetto dei parcheggi sotterranei. Diffusi a macchia di leopardo in tutta la città e promossi come soluzione al problema della mobilità nella città di Roma, producono solo nuove colate di cemento eliminando ogni pezzo di verde. La difesa di questi fazzoletti di terra e degli alberi decennali che vi sono piantati ha maggior efficia laddove ci si organizza dal basso ripensandoli e utilizzandoli collettivamente. I comitati organizzano diversi tipi di iniziative anche coordinandosi dove possibile con i comitati più prossimi geograficamente.

Il Comitato di Quartiere Quadraro ci parla dell’esperienza dell’Orto Insorto. Uno spazio verde abbandonato ed utilizzato come discarica trasformata collettivamente in un orto sociale curato dagli abitanti del quartiere. Il tutto nell’ambito della lotta che stanno portando avanti per fermare le speculazioni edilizie nel quartiere.

Dai racconti e dagli scambi è emerso come questi interventi di “riqualificazione” vengono progettati ed avviati all’insaputa dei residenti o, laddove se ne parla, lo si fà per fini propagandistici, quindi con assoluta mancanza di trasparenza. I diversi progetti trovano resistenze da parte di chi se li vede cadere dall’alto perchè sono inutili e costosi oltre al fatto che devastano i territori nei quali vengono attuati e ne disgregano ulteriormente i legami sociali, sottraendo luoghi di aggregazione per sostituirli con luoghi di consumo o nuova speculazione edilizia.

In un territorio metropolitano oltre la difesa delle aree verdi, anche la riappropriazione e utilizzo collettivo di stabili o luoghi lasciati al degrado o all’abbandono rappresenta una risposta concreta per fermare le speculazioni partendo anche dai bisogni comuni.

Una delle questioni sottolineate nei diversi inetrventi è il carattere trasversale delle persone che si attivano in difesa di un determinato territorio, persone che spesso non appartenengono a partiti politici e non si avvicinano ad un comitato a partire da una posizione ideologica ma a partire da un bisogno o un problema specifico. E’assolutamente trasversale anche il partito del cemento e della devastazione dei territori che trova validi esponenti nelle più diverse fazioni politici con progetti che vengono promossi da amministrazioni di ogni orientamento politico.

Diversi sono stati gli interventi che hanno auspicato una maggior collaborazione per il futuro, a sostegno delle reciproche iniziative. L’esigenza condivisa di sentirsi meno soli, di schierarsi, fianco a fianco, nelle differenze ma con la stessa determinazione!

A causa dei numerosi interventi e del poco tempo a disposizione non c’è stato modo di approfondire i molti spunti di riflessione che sono emersi dalla richezza e anche dalle diversità che i vari comitati hanno messo a disposizione del dibattito. Molte anche le similitudini che le varie esperienze di lotta hanno trovato con il movimento NOTAV, cogliendo a pieno la proposta e lo spirito per portare la valle in ogni città. E’stato solo un primo momento di connessione, consapevoli che ce ne saranno altri.

Si parte, si torna, insieme!!!

[Milano] 21 Aprile – TAV e San Vittore, due grandi opere da abbattere

18-Apr-12

[Milano] 21 aprile – Straight outta Ramatz

18-Apr-12

CONCERTO HIP HOP in piazza per rilanciare la lotta NoTav e per ribadire la solidarietà con i compagni e fratelli arrestati
CELO MAU LOLLO NIC LIBERI SUBITO!
tutto il ricavato andrà alla Cassa di Resistenza NoTAV

Dalle ore 18 writing session aperto a tutti
a seguire +

*ABAN che presenterà il nuovo disco ORDINARIA FOLLIA
http://aban.sudestrecords.com/

*SERPE IN SENO da roma ,
http://www.youtube.com/watch?v=A2hUAZon4kA

*C.O.V da milano ,
http://www.youtube.com/watch?v=MtnBK1jMmPY

*SIGNOR K da bergamo,
http://www.youtube.com/watchv=IdntOXgw2_g&feature=relmfu

*TDS CREW da martinsicuro
http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=CvWMIfQXTnQ

nonostante la povertà…EVENTO GRATIS!
LA LOTTA NON TAV NON SI ARRESTA – NON CI FERMERETE

[Roma No Tav] Giovedì 12 Aprile

17-Apr-12

 

Seconda giornata di mobilitazione romana no tav.

La mattinata si apre in piazza dell’Immacolata a San Lorenzo, sede del presidio cittadino no tav. Montiamo il gazebo ed arrediamo la piazza con striscioni, bandiere e manifesti, mentre gli altoparlanti diffondono suoni e voci di Radio Onda Rossa che segue in diretta la resistenza dei/lle compagni/e della Fazenda occupata a Boccea. Nel frattempo diversi gruppi di notav partono per volantinaggi ed azioni comunicative nel quartiere e dintorni: mercato di San Lorenzo, la stazione tiburtina, l’università. Dopo un buon pranzo condiviso in piazza, si riparte per allestire l’iniziativa pomeridiana, un’assemblea con i comitati territoriali nati per combattere discariche ed inceneritori. Perchè un’assemblea sui rifiuti in un presidio notav? Perchè la gestione dei rifiuti, così come quella di infrastrutture come il TAV, è tesa a ricercare sempre nuovi profitti a discapito delle persone, della qualità della vita e dei territori. Perché come si sente dire sempre più spesso, nel Lazio c’è un serio problema, o meglio “emergenza”, legato allo smaltimento dei rifiuti: la discarica di Malagrotta, la più grande in Europa, è ormai all’esaurimento e non c’è traccia di un serio programma alternativo. Tutto ciò cui assistiamo sono i battibecchi sulle testate giornalistiche tra il ministro Clini, grande fautore di inceneritori e centrali nucleari, e la presidente della regione Polverini, intenta a sfilare una fetta del buisness dei rifiuti al decennale monopolista Manlio Cerroni. Le loro risposte in questi anni sono state infatti solo deroghe alla chiusura della maxi-discarica e tentativi di costruire inceneritori, centrali tanto scellerate quanto costose. Il commissario per l’emergenza rifiuti, il prefetto Pecoraro, ha individuato 2 nuovi siti per discariche provvisorie, Corcolle e Quadro Alto, ed uno per la prossima discarica definitiva, Pizzo del Prete. Probabilmente il commissario ha scelto i siti pescandoli a caso, dal momento che presentano evidenti inadeguatezze per la realizzazione di una discarica. Nonostante i numerosi proclami, non si vedono all’orizzonte soluzioni più intelligenti dell’ammassamento o dell’incenerimento dei rifiuti. L’ultima dimostrazione di forza l’ha data il consiglio di stato invalidando la sentenza del tar del Lazio che aveva bloccato la costruzione dell’inceneritore di Albano per incompatibilità ambientale, e dichiarando illegittime le istanze di chi abita il territorio: solo la regione ha voce in capitolo e la volontà delle popolazioni è irrilevante. La risposta di queste popolazioni è stata di organizzarsi in tante e varie forme e combattere questi soprusi.

Raggiungiamo così alcuni dei comitati ad un presidio al ministero dell’ambiente, dove si stanno svolgendo in queste settimane i tavoli tecnici fra ministero e regione per “risolvere” il problema dei rifiuti. Anche in questo caso le istituzioni vogliono garantire i profitti dei soliti noti nascondendosi dietro la bandiera dell’emergenza e della ragion di stato che, così come in val di susa, sdogana violenti attacchi ai territori e a chi li abita.

L’assemblea è stata uno dei primi momenti di informazione ed incontro tra comitati e Roma, un incontro che nasce dalla volontà di coinvolgere romani e romane nella lotta a discariche ed inceneritori che sorgono in provincia, ma raccolgono la monnezza capitolina. Questo è il messaggio risuonato negli interventi del coordinamento contro l’inceneritore di Albano, del coordinamento rifiuti zero di Cerveteri e del comitato contro la discarica di Quadro Alto: il problema non è solo di chi ha, o si vedrà costruire, discariche ed inceneritori sotto casa, ma è anche e sopratutto di romani e romane, che producono il 60% dei rifiuti del Lazio. Un primo appuntamento per rivedersi poi tutti/e al corteo contro l’inceneritore, ad Albano laziale sabato 14 aprile, e proseguire la lotta alle nocività.

Questo il nostro modo di manifestare solidarietà attiva al movimento no tav, non solo sostenendo in particolar modo la lotta contro l’alta velocità, ma creando e diffondendo percorsi di lotta dal basso, orizzontali, contro ogni attacco alle popolazioni e ai territori.

 da: 

 

[Roma] Per non dimenticare Giorgiana – Assemblea cittadina Venerdì 20 aprile ore 17

17-Apr-12

 

Per non dimenticare.

Appello per una giornata di lotta e solidarietà nel 35° anniversario dell’assassinio di Giorgiana Masi

Sabato 12 maggio 2012

Il 12 maggio del 1977 le squadre speciali dell’allora ministro dell’Interno Francesco Kossiga assassinavano Giorgiana Masi, compagna femminista scesa in piazza insieme a tante e tanti altri nell’anniversario della vittoria referendaria sul divorzio. Insieme a tante e tanti altri aveva sfidato il divieto di manifestare imposto dal governo dopo la morte dell’agente Passamonti nel corso di scontri di piazza. Quel giorno migliaia di compagne e compagni si ripresero il diritto e la libertà di manifestare tra cortei e barricate, ai quali le forze di polizia risposero sparando candelotti lacrimogeni e colpi di arma da fuoco. Picchiati e maltrattati anche fotografi, giornalisti e passanti. Con il passare delle ore la resistenza della piazza si fece più decisa anche con il lancio di molotov.

Pochi minuti prima delle 20, durante l’ennesima carica della polizia, due compagne furono raggiunte da proiettili sparati da Ponte Garibaldi, dove erano attestati poliziotti, carabinieri e agenti in borghese. Elena Ascione rimase ferita a una gamba. Giorgiana Masi, 18 anni, studentessa del liceo Pasteur, venne centrata alla schiena. Morì durante il trasporto in ospedale.
Le chiare responsabilità emerse a carico di polizia, questore, Ministro dell’Interno, porteranno il governo con la complicità vergognosa del PCI, a intessere una fitta trama di omertà e menzogne. Cossiga prima elogiò in Parlamento “il grande senso di prudenza e moderazione” delle forze dell’ordine, poi fu costretto a modificare la propria versione dei fatti, ammettendo la presenza delle squadre speciali: tra gli uomini in borghese armati furono riconosciuti il commissario Gianni Carnevale e l’agente della squadra mobile Giovanni Santone. Continuò però a negare che la polizia avesse sparato, pur se smentito da testimoni, foto e filmati.

L’inchiesta per omicidio si concluse nel 1981 con sentenza di archiviazione del giudice istruttore Claudio D’Angelo “per essere rimasti ignoti i responsabili del reato”.

Questa, in breve, la storia di quella giornata da cui sono passati 35 anni.

Da almeno 15 anni non si svolge una manifestazione nazionale in ricordo di Giorgiana, l ‘ultima fu nel 1997.

Da almeno 10 anni non si svolge neanche più un corteo cittadino.

Oggi si impone uno scatto di coscienza. In questi ultimi tempi assistiamo a una crescente repressione dello Stato contro movimenti e individui, diversi per pratiche e ispirazioni, ma tutti mossi da una critica alla società esistente.

Il numero delle persone arrestate, rinchiuse e trattate, perché socialmente non disciplinate, sale di giorno in giorno. Gli arrestati e arrestate del 15 ottobre hanno passato e passeranno settimane o mesi nelle patrie galere o ai domiciliari, condannati e condannate a pene esemplari per il semplice reato di resistenza aggravata. Uno di loro, Giovanni, si trova ancora in carcere a Velletri, mentre è stato condannato a 3 anni e 4 mesi.

Ai militanti No TAV, arrestati lo scorso 26 gennaio e di cui alcuni ancora in carcere, lo Stato ha presentato il conto per essersi messi in gioco in prima persona in una lotta sempre più ampia, nella quale si riconoscono sempre più persone e settori sociali in lotta, mentre aumentano sempre più le manganellate distribuite in tutta la penisola ogni qual volta si scende in piazza per difendere la propria dignità, i propri bisogni collettivi, i propri sogni.

Proponiamo quindi un’assemblea cittadina all’Università La Sapienza Venerdì 20 aprile ore 17 per organizzare, promuovere, costruire tutte e tutti insieme, Sabato 12 Maggio, una grande giornata di lotta alla repressione e solidarietà con chi viene colpita e colpito dalla stessa, dagli arrestati e arrestate, condannati e condannate del 15 ottobre, agli arrestati e arrestate No TAV.

Per ricordare Giorgiana.

Evasioni – Rete contro il carcere, i Cie e la repressione

da: http://www.inventati.org/rete_evasioni/